lunedì 29 marzo 2010

La Mattina al Centro Benessere

Il calderone circolare gorgogliante, meglio conosciuto come la vasca idromassaggio, ospitava da 2 a 10 persone: il bello di questi posti è che si crea una strana forma di intimità traslata, coatta per forza di cose, nella quale può capitare di toccare con il piede o la gamba parti anatomiche indesiderate di sconosciuti, e continuare comunque ad evitare sguardi altrui facendo finta che non ci sia nessuno.
L'imbarazzo, invece, scema all'interno delle varie saune (ce n'erano quattro, in ordine di calore: Biosauna, Mediterraneo, Bagno Turco e Finlandese, seppur quest'ultima, essendo secca, si presentava più sostenibile del terzo, nel quale il rischio liquefazione era altissimo), dove si entra a gruppi di due coppie e l'aria (nel senso di atmosfera, non quella che si respira, umida e pesante) è di gran lunga più leggera e ti puoi pure permettere qualche scambio di battute, tipo "Si muore di caldo", "la parete scotta" o anche l'imperitura "un altro po' e ci si scioglie".
Simpatica l'intrepida lesbicona che si avventura nel percorso a sensori del Bagno Turco, fatto di docce di diversa entità e potenza, che con i suoi urli mascolini ha allietato la breve sosta tra i vapori ustionanti del suddetto.
Discorso a parte per le docce: lì ci entri da solo o con il tuo partner (anche se, paventando la presenza di telecamere, io e Lorenzo ci siamo trattenuti da qualsiasi atto osceno), e sono più spassose delle attrazioni di Gardaland, almeno all'inizio, perché dai nomi sulle porte non sai cosa aspettarti: Doccia Tropicale, Nebbia Fredda, Doccia a Secchiello.
Per quanto riguarda la prima, era un gettito piuttosto normale, un misto tra la pioggia estiva e il monsone thailandese. In definitiva, piacevole.
La seconda ricordava i nebulizzatori dei parchi divertimento, dove uno si diletta a passare varie volte divertendosi più che sul Blue Tornado (che a me, per inciso, fa una paura matta). Qui, in aggiunta, scaturiva una fragrante essenza di menta, forse a ricordare un mattino primaverile, fresco e pungente, e la luce si faceva bluastra.

Le dolenti note arrivano con la terza doccia, quella a Secchiello: di fronte a noi, posto in alto, si presentava un vero secchio di legno old-fashioned (tipo quelli di "Topolino Apprendista Stregone" in "Fantasia", per intendersi) ed un'inquietante catenella penzolante.
Ora, qualcuno dirà: "la spiegazione all'inizio, che illustrava le varie componenti del percorso benessere, accennava ad un'alternanza caldo-freddo, quindi presumo che questa tipologia di doccia dia una sorta di gradevole e delicato refrigerio".

Peccato che, appropinquandomi verso il suddetto secchiello, il mio sciagurato ragazzo tiri la catenella a tradimento e, più spaventosamente di quello contentente sangue di Carrie (non Bradshaw, ma quella di Stephen King), l'infernale paiolo mi rovesci addosso una quantità abnorme di acqua gelida e marmorea, provocando un urlo che ha fatto da contraltare a quello della simpatica lesbicona di cui sopra, da far invidia agli acuti di Mariah Carey.
Magra consolazione, mentre proseguivamo nella nostra paradisiaca alternanza di saune e docce, le urla provenienti dalla sala delle torture (ovvero la Doccia a Secchiello) si facevano sempre più frequenti, facendomi provare una sorta di perverso sadismo nel vedere gli ignari avventori addentrarsi nella stanza sapendo dentro di me a che destino andassero incontro.
L'Area Relax non fa che rispettare, nomen omen, la sua funzione al meglio: dotata di lettini anatomici, musica orientale proveniente dalla filodiffusione, tende che favorivano la penombra in uno scenario rosso rubino, si poteva tranquillamente raggiungere il Nirvana e morire felici.
Senonché dovevamo ancora usufruire del massaggio rilassante, che ormai si profilava superfluo ma allo stesso tempo agognato a dismisura.

Due spigliati giovanotti (uno maschio, l'altra femmina), di bianco vestiti, provenienti dal Pianeta dei Massaggiatori (mi hanno dato questa idea per il fatto che hanno sempre la stessa espressione beata e conciliante, garbata e docile, e quindi non paiono umani) vengono a prelevarci dalla Sauna Finlandese per accompagnarci in due stanze diverse, con un lettino dotato di materasso ad acqua, decorazioni floreali e la solita musica orientale dell'Area Relax, ma con in più dei suoni che ricordavano i lupi della steppa.

Il massaggio dura circa 30 minuti, ma potevano benissimo essere 3 ore, visto lo stato d'incoscienza nel quale sono caduto subito, dopo il massaggio al primo piede.
Finita l'operazione rilassante, la simpatica Massaggiatrice aliena mi dice: "Adesso ti lascio riposare per uno o due minuti, vado a prepararti la tisana e poi ripasso". Della serie, quando torni dovrai farmi alzare con un montacarichi, bella mia!
Stordito come dopo una serie di canne, ma senza la sensazione di fame chimica o pesantezza delle membra, vengo portato in una saletta dove posso degustare un tè verde alla menta, davanti ad una vetrata che mostrava l'altra parte del Centro, cioè quella delle piscine tradizionali.

Sorseggiare quella brodaglia, in accappatoio bianco, dopo le 3 ore più rilassanti della mia vita, e guardare in basso le vasche affollate di marmocchi urlanti, come dentro ad una torre d'avorio insonorizzata, non ha prezzo. Neanche con Mastercard.
Uno si potrebbe abituare ad un siffatto stile di vita.

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