Fatto sta che "Alice in Wonderland" altro non è che un prodotto confezionato ad hoc per i nostalgici del cartone animato (che ne usciranno delusi) e per i fautori delle nuove tecnologie, steroidato di tutto il CGI possibile (che non raggiunge nemmeno livelli eccelsi) ed epurato da qualsiasi stravaganza, vista la mano politically correct della Disney.
Piatto, noioso, senza alcun climax degno di nota o punte di intrattenimento spettacolari: il film scorre placidamente nell'indifferenza più totale (un rischio pericolosissimo per una pellicola che si definisce fantastica, ma anche per qualsiasi opera cinematografica in genere), con la stessa espressione monocorde di Alice (Mia Wasikowska più che spaesata, pare annoiata) dipinta sul volto di chi assiste alle sue disavventure.
Un mondo di plastica che non pulsa né passione né entusiasmo, dove i folli ed i matti sono solo misere macchiette e caricature di loro stessi: in modo vergognoso, il Cappellaio Matto di Johnny Depp altro non è che Jack Sparrow miscelato con Willy Wonka, in un pessimo tentativo di aggiornare il suo campionario di "freaks". Ne esce malconcio, senza far divertire né sorprendere.
E il non plus ultra del ridicolo (in senso negativo) lo raggiunge con la cosiddetta "Deliranza", una danza liberatoria che dovrebbe rappresentare la celebrazione della propria unicità, del proprio delirio, ma si rivela fallace.
Depp è un attore assai migliore di così.
Dal canto suo, la Regina Rossa di Helena Bonham Carter potrebbe anche essere interessante, se non altro per la cattiveria pura che la contraddistingue.
Ma al terzo "Tagliatele la testa!" pronunciato, vorremmo soltanto lanciare gli occhialini 3D verso lo schermo nella speranza di farle sgonfiare quell'enorme capoccia.
Il 3D, appunto: alla fine, niente di eccezionale. Si cavalca l'onda del momento, infatti il film non cambierebbe di una virgola proiettato alla vecchia maniera, salvo due o tre scene poco importanti.
Quello che manca realmente, qui, è l'eccentricità vera, palpabile, viscerale, che avrebbe dovuto guidare la mano di Tim Burton alla ricerca di una diversa chiave di lettura, magari aggiornata al nuovo millennio, sul significato dell'essere diversi in un mondo conformista.
Non solo non ci riesce, ma resta lui stesso intrappolato nel conformismo più fastidioso, senza riuscire a dare introspezione al personaggio principale, adagiandosi sugli effetti visivi e mancando l'obiettivo più importante per un film riuscito, far riflettere. Anche se si è in presenza di fiori parlanti o di draghi sputa-fuoco.
3 commenti:
Straconcordo in toto, ma proprio completamente, il picco dell'irritazione nel momento della deliranza faceva venir voglia di strangolare il primo malcapitato che capitasse a tiro. 3d inutile di cui ci si dimentica dopo cinque minuti e ci si ricorda solo durante i titoli di coda, e poi sinceramente io di questi freak-bohemien "sono-matto-quindi-l'unico-onesto-e-veramente-sano" ne ho due corbelli veramente, ma veramente, ma veramente enormi. Sia sullo schermo che al di fuori.
Burton ha preso un granchio grosso come un trumeau. Rivoglio il sangue e le occhiaie!
-Corrado-
in V.O. non ricordo come si chiamasse la Deliranza ma ormai il film era già scaduto. Diciamo che l'inizio è buono, ci sono tutti i presupposti. Da quando cade nel pozzo, poi, parte la fase irritante del biscotto, perché una volta OK "facciamo la citazione" due, OK "facciamo ridere", ma sei volte sto biscotto ROMPE! Ecco da quando passa per la porta sembra che il mondo fantastico sia quello al di qua (!) dello schermo! ovvero un assurdo mondo di persone che invece di alzarsi dalle sedie, rimangono per vedere se qualcosa di nuovo accade.
Niente di nuovo! non è un remake ma non ha le potenzialità di un sequel, tutto è già visto o accaduto... E non cantano nemmeno la canzone del "Buon Non Compleanno"!
Il finale dalla DANZA poi, ridicolo alquanto. Il ritorno al mondo e la dichiarazione di nubilato, scontata e il viaggio sulla nave? un BIG QUESTION MARK!
O.O
Più che il biscotto, rompono le venti volte in cui la Regina Rossa ripete "TAGLIATEGLI LA TESTA!!!"
Chiaramente gli spettatori conoscono la trama, e non sono andati al cinema per trovarvi qualcosa di "nuovo". Semplicemente, per ritrovare un classico della letteratura/animazione riletto in stile Burton. Sulla carta era ottimo.
Non cantano "Buon non compleanno" perché il film in realtà è tratto dal secondo libro, "Attraverso lo specchio", quindi presumo non ci fosse già nel romanzo.
Il finale terribile, con il Brucaliffo che diventa farfalla, in una scena forzatamente poetica.
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