giovedì 11 dicembre 2008

Golden Globe Awards 2009: le Nominations - Film

La Hollywood Foreign Press Association ha finalmente reso note anche quest'anno le nominations ai Golden Globe Awards, notoriamente conosciuti come l'anticamera degli Oscar, anche se talvolta erroneamente (vedi i casi di Crash nel 2006 o di Espiazione l'anno scorso: il primo non fu preso in considerazione mentre il secondo fu premiato, ma agli Academy Awards i destini si ribaltarono).
Ciò probabilmente nel tentativo di dar maggior notorietà e lustro ad un premio purtroppo ritenuto ancora "minore" a livello internazionale, ma che invece regala sorprese e soddisfazioni molte volte superiori a quelle dello "
Zio Oscar".

Mai come quest'anno le scelte dei membri della Stampa Estera si sono suddivise in maniera piuttosto equa tra una moltitudine di pellicole, trasversalmente opposte per budget, grandi nomi, provenienza e talvolta fattura... ma andiamo con ordine.
Guidano la classifica dei film nominati, a pari merito con 5 candidature, nella categoria Drama, "The Curious Case of Benjamin Button" (attesissimo, dovremo purtroppo aspettare il 6 febbraio per vederlo) e "Frost/Nixon", ancora inediti in Italia. Fantastico, misterioso e romantico il primo; politico, storico (il post-Watergate e la famosa intervista a Nixon del 1977) e superbamente recitato il secondo.
Curiosamente, entrambi i film sono nominati nelle stesse categorie, le più importanti: Film, Regia (David Fincher e Ron Howard, rispettivamente), Sceneggiatura, Attore Protagonista (Brad Pitt e Frank Langella) e Colonna Sonora Originale.
Ma ottiene 5 candidature, nonostante abbia mancato quella per Miglior Film, anche
"Doubt", dove vengono premiate soprattutto le performances di Meryl Streep, Amy Adams, Viola Davis e Philip Seymour Hoffmann.
Da segnalare inoltre la "
strana" doppia nomination per Kate Winslet (favoritissima quest'anno anche per gli Oscar), per due film drammatici: non protagonista in "The Reader" e protagonista (accanto al ritrovato partner di "Titanic", Leonardo Di Caprio, anch'egli candidato) in "Revolutionary Road" (4 candidature ciascuno). Il fatto è che nella prima pellicola la Winslet non recita affatto in un ruolo "di supporto", anzi, ne è la protagonista femminile intorno alla quale ruotano tutte le vicende; ma la Weinstein Company ha investito e premuto così tanto perché l'attrice venisse nominata per questo ruolo (la sua performance si dice sia di altissimo livello ed ideale per i membri dell'Academy, in quanto appare invecchiata e sappiamo tutti quanto a loro piacciano le trasformazioni fisiche, vedi Charlize Theron, Robert De Niro e Nicole Kidman), che alla fine ha trovato l'espediente per far sì che entrambe le prove della cara Kate non vadano una a discapito dell'altra. Anche se, mi dispiace dirlo in quanto adoro la Winslet, questi mezzucci di pressione veicolati dalle case di produzione sono a dir poco imbarazzanti e svalutano fortemente la competition.
Vera sorpresa (ma poi non tanto), le 4 nominations all'outsider "The Slumdog Millionaire (uscito lo scorso week end in Italia semplicemente come "The Millionaire"), diretto dal "Danny Boyle di Trainspotting. Il film ha ricevuto critiche unanimi ed entusiastiche praticamente dappertutto, e secondo me sarà il vero cavallo su cui puntare. Aspettiamoci verdetti imprevedibili.
Solo una nomination per "
Milk" di Gus Van Sant, al superbo Sean Penn nei panni del primo politico dichiaratamente gay eletto a San Francisco nel 1978 (peccato per il regista, speriamo si rifaccia agli Oscar), e due per "Changeling" di Clint Eastwood. Anche per lui ci aspettavamo (e meritava) di più: candidature per la bravissima Angelina Jolie, per la struggente colonna sonora (composta dallo stesso regista) e anche per la canzone di "Gran Torino", l'altro film da lui diretto ed interpretato (anche qui candidature mancate per Regia e Attore Protagonista).
Fanno piacere invece le prime nominations in assoluto al rinato Mickey Rourke, per "
The Wrestler" (Leone d'Oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia), nominato anche per l'attrice non protagonista Marisa Tomei, e ad Anne Hathaway, acclamata per il suo ruolo di tossica in "Rachel Getting Married" (che comunque non vede nominato il regista Jonathan Demme).
Per la categoria Musical, ho personalmente acclamato e gioito per le 2 nominations a "
Mamma Mia!", come Miglior Film e Miglior Attrice a Meryl Streep, quasi col posto fisso, quest'anno doppiamente favorita, arrivata ad un record assoluto di candidature: 23 in tutto (superando il precedente traguardo di 22 da parte di Jack Lemmon), con 6 premi vinti durante la sua fulgida e meravigliosa carriera. Divina!
Soddisfatto anche per le 4 nominations (ma forse eccessive?) a "Vicky Cristina Barcelona", che incoronano tutti gli interpreti principali (tranne Scarlett Johannson), nonostante alla fine l'unica che veramente meriti il premio (e abbia chance di vincerlo) sia la stupenda non protagonista Penélope Cruz.
Scontata la nomination, come la vittoria (speriamo), del gioiello "
Wall-E", candidato anche per la canzone originale.
L'Italia esulta finalmente, e si porta a casa una meritatissima nomination per lo straordinario "
Gomorra" (con l'aggiunta di una acca finale per il titolo internazionale). Una soddisfazione pura e semplice, iniziata a Cannes e, ci auguriamo fortemente, venga suggellata alla Notte degli Oscar, per quello che è forse il film italiano più importante dell'ultimo decennio.
Last but not least
, un'emozione inenarrabile è arrivata leggendo il nome del compianto Heath Ledger tra i nominati nella categoria Miglior Attore Non Protagonista, ovviamente per la sua pazzesca ed indimenticabile performance ne "
Il Cavaliere Oscuro" (dispiace che il film non sia stato preso più in considerazione). Assolutamente meritata, e non perché sia scomparso prematuramente, spero vivamente che i membri della Foreign Press rendano merito ad un attore e ad un ruolo impressionanti per efficacia e stile. Il riconoscimento arriva in seguito ad altri due premi importanti consegnati, postumi, all'attore: quello della Australian Film Institute e della Los Angeles Film Critics Association. Ciò fa ben sperare anche per un Oscar (che già meritava per "Brokeback Mountain"!), e sarebbe il secondo caso nella storia degli Academy Awards di una statuetta postuma (lo vinse, dopo la morte, Peter Finch nel 1976 per il film "Quinto Potere").
E veniamo ora alle dolenti note...

Prima di tutto, qualcuno mi spieghi l'autentica follia perpetrata nel nominare Tom Cruise (si sente puzza di Scientology) per il suo minuscolo ruolo (non più di un minuto) in "
Tropic Thunder" (ma anche Robert Downey Jr per lo stesso film): ora, non avendo visto il film, non posso giudicare più di tanto, ma non riesco a capacitarmi che non fossero meritevoli pellicole di ben altro spessore ed interpretazioni ben più "indelebili". Come lasciar fuori Micheal Sheen o Kevin Bacon per "Frost/Nixon", o Josh Brolin ed Emile Hirsch per "Milk".
E ancora: nonostante apprezzi il riconoscimento per Colin Farrell, dubito che il film "In Bruges", nonostante abbia ricevuto critiche positive alla sua uscita, meritasse 3 nominations e addirittura due attori candidati nella categoria Comedy (insieme a Farrell, Brendan Gleeson), quando avrei visto meglio George Clooney in "Burn After Reading" dei Coen (2 nominations).

Ma, si sa, questo è anche il punto di forza dei Golden Globes: riuscire ad includere nella loro cernita film molto diversi tra loro e di differente "pedigree", più leggeri, magari molto amati dal pubblico e campioni d'incassi, che altrove sarebbero snobbati (vedi proprio il caso di "Tropic Thunder" e "In Bruges" o di "Pineapple Express", i quali difficilmente vedremo nella rosa dei candidati agli Oscar).
C'è da dire che, comunque, i registi in gara appartengono tutti alla cinquina dei film nominati come Miglior Drama (idem per la Miglior Sceneggiatura, solo con "Doubt" al posto di "Revolutionary Road"), il che è abbastanza emblematico di come tale categoria sia ritenuta più "prestigiosa".
Lo spettro di pellicole prese in considerazione quest'anno, è importante dirlo, segnalano bene o male una tendenza sempre più marcata ultimamente ad Hollywood: si privilegiano film indipendenti o quasi, coraggiosi, diretti da registi relativamente giovani (nella cinquina l'età media non supera i 48 anni), che trattano di storie intimistiche ed interiori, che siano esse di costume sociale o di riscatto personale ("Revolutionary Road", "The Wrestler", "Changeling"), riguardanti l'era globale e la cultura pop ("The Slumdog Millionaire"), o basate su fatti storici, reali o ispirati ad eventi indimenticabili ("Frost/Nixon", "The Reader" sul periodo nazista).

In tutto questo, l'unico film che si possa definire ad alto budget è "The Curios Case of Benjamin Button" (che non ha compiuto però il sorpasso sugli avversari facendo incetta di nominations, ma fermandosi ad un ex-aqueo col film di Ron Howard, mentre, per esempio, 5 anni fa "Ritorno a Cold Mountain" arrivò addirittura a quota 8 candidature).
E la tendenza è confermata ancor più dal fatto, eclatante direi, dell'assoluto snobismo ricevuto da "
Australia", mega-kolossal da 150 milioni di dollari, totalmente escluso dalla competition. Sarà stata la freddezza con la quale è stato accolto sul suolo americano, sarà forse per alcune critiche che l'hanno definito troppo "compiaciuto" e pretenzioso, fatto sta che l'ultima fatica di Baz Luhrmann, 7 anni dopo il capolavoro "Moulin Rouge!", non ha avuto il riscontro sperato. Peccato, soprattutto per Nicole Kidman, che sembra sia magnifica nel film. Probabilmente si rifarà agli Oscar, ma temo riceverà considerazione solo tra le categorie tecniche (sonoro, costumi, fotografia, effetti sonori, montaggio, ecc.).
Nonostante la presenza di due film "politici" come "Milk" e "Frost/Nixon" (che riguardano comunque personalità del passato), un altro grande escluso dalla gara è stato "W." di Oliver Stone, sulla vita dell'attuale (ancora per poco) presidente Bush, dalla sua giovinezza fino agli intrighi di potere alla Casa Bianca. Nessuna candidatura per il controverso regista (amato ed odiato come pochi, contestato e negli ultimi anni stroncato all'inverosimile in USA), che con i suoi biopic sui presidenti americani ha costruito una solida carriera.
Sarà stata mancanza di coraggio o semplicemente il film non era all'altezza delle aspettative? Eppure la performance di Josh Brolin, nei panni di uno dei peggiori presidenti che la Storia ricordi, è stata salutata con entusiasmo dalla critica (probabilmente è stato talmente convincente nei panni di Bush, da risultare antipatico come il suo reale corrispettivo).
Anche in questo caso, vedremo quanto la Foreign Press ha avuto fiuto (o preso delle sonore cantonate) durante la stagione dei premi, appena iniziata, che si preannuncia intensa ed estremamente affascinante, fino alla definitiva (e super glamour) conclusione nella Notte degli Oscar.


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