Dopo la settima arte, veniamo al piccolo schermo, le cui nominations non sono meno attese.
E l'attesa, purtroppo, non è stata ripagata pienamente.
Qui il discorso è analogo a quello degli Emmy Awards di qualche mese fa: l'ira funesta mi pervade ancora e basisco nuovamente incredulo alla scoperta che, anche per questa edizione (è già il secondo anno di fila, qui la piega diventa indecente), "Desperate Housewives" rimane a bocca asciutta.
Ormai consolidato prodotto di costume, seguito da milioni e milioni di spettatori, con fans sfegatati in tutto il mondo (qui in Toscana la carampaggine tocca vette elevate soprattutto in due individui!), capace di mantenere inalterato il suo potenziale narrativo e recitativo dopo cinque affascinanti, ironiche, drammatiche, comiche, intense, avvincenti, commoventi stagioni al vetriolo, non si capisce proprio come mai questo show favoloso continui ad essere pian piano messo da parte con una sorta di snobismo retroattivo. La serie è infatti forte di ben 3 Golden Globes (tra cui Miglior Serie Comedy 2005 e 2006) e 13 nominations in totale, quindi la mia indignazione è ancor più comprensibile.
Perdonate lo sfogo e veniamo alle candidature effettive.
Qui il discorso è analogo a quello degli Emmy Awards di qualche mese fa: l'ira funesta mi pervade ancora e basisco nuovamente incredulo alla scoperta che, anche per questa edizione (è già il secondo anno di fila, qui la piega diventa indecente), "Desperate Housewives" rimane a bocca asciutta.
Ormai consolidato prodotto di costume, seguito da milioni e milioni di spettatori, con fans sfegatati in tutto il mondo (qui in Toscana la carampaggine tocca vette elevate soprattutto in due individui!), capace di mantenere inalterato il suo potenziale narrativo e recitativo dopo cinque affascinanti, ironiche, drammatiche, comiche, intense, avvincenti, commoventi stagioni al vetriolo, non si capisce proprio come mai questo show favoloso continui ad essere pian piano messo da parte con una sorta di snobismo retroattivo. La serie è infatti forte di ben 3 Golden Globes (tra cui Miglior Serie Comedy 2005 e 2006) e 13 nominations in totale, quindi la mia indignazione è ancor più comprensibile.
Perdonate lo sfogo e veniamo alle candidature effettive.

Le reti indipendenti via cavo (oltre ad HBO, la AMC e Showtime tra le più nominate) si confermano regine della tv statunitense, con le loro storie all'avanguardia, innovative, coraggiose e capaci di andare a fondo dell'animo umano più di quanto non facciano gli altri networks (NBC, CBS ed ABC), più mainstream e ovviamente "costretti" a mantenere certi standard nei confronti di un pubblico più vasto e più vario.
Per la categoria Drama si impongono, appunto, "In Treatment" (HBO), che ottiene ben cinque nominations (quattro solo per gli attori, tra i quali spiccano il protagonista Gabriel Byrne, favorito, e la non protagonista Dianne Wiest, già premiata con un Emmy lo scorso settembre) e "Mad Men" (AMC), con tre.
Quest'ultima serie (molto bella a mio giudizio), ambientata in un'agenzia pubblicitaria newyorchese durante gli anni '60, ha già vinto due Golden Globes la scorsa edizione e ben sei Emmy. Va in onda anche in Italia su Cult (canale 142 di Sky) ed è stata molto acclamata soprattutto per l'accurata ricostruzione storica, stilistica e delle dinamiche sociali nel periodo del boom economico (il titolo deriva dal nome che veniva dato ai pubblicitari di Madison Avenue). Aggiungo che la sceneggiatura è uno dei punti di forza dello show e le performances degli attori (tra cui il nominato, e già vincitore l'anno scorso, come Miglior Attore Protagonista, Jon Hamm, magnetico e seducente come pochi) sono di altissimo livello.
Da segnalare le due nominations a "True Blood" (HBO), la nuova serie (ancora inedita in Italia) creata da Alan-Six Feet Under-Ball, incentrata su storie tra vampiri e umani (effetto Twilight) e miscelata con dramma, horror, scene di nudo ed omoerotismo. Protagonista la nominata Anna Paquin, Oscar per "Lezioni di Piano" e Rogue nella saga di "X-Men". La attendiamo con impazienza.
Seguono le conferme di "Dexter" (Showtime) e il solito "House" (Fox), anche loro a quota due candidature.
Nessuna sorpresa per la categoria Comedy: la serie più nominata, con tre candidature, è la ormai pluripremiata "30 Rock" (NBC), che ha fatto incetta di statuette agli ultimi Emmy Awards e l'anno scorso fece vincere un Golden Globe alla bravissima protagonista Tina Fey (e l'anno prima ad Alec Baldwin). Vero e proprio fenomeno televisivo, la sit-com, ideata dalla stessa Fey, racconta il dietro le quinte di uno show comico. Innumerevoli attori e attrici hanno fatto (e stanno facendo) a gara per comparire come guest-star nella serie (nei panni di se stessi e non), che ha visto alternarsi nelle prime due stagioni, tra i più famosi: Jennifer Aniston, Matthew Broderick, Isabella Rossellini, Oprah Winfrey, Whoopi Goldberg, Al Gore, Conan O'Brien e Sean Hayes (Jack di "Will&Grace").
Anche l'ormai veterano "Entourage" (HBO), arrivato alla quinta stagione, si riconferma successo di pubblico e critica, ottenendo tre nominations (tra cui quella per il non protagonista Jeremy Piven, vincitore l'anno scorso e già con ben tre Emmy Awards portati a casa), mentre "Californication" (Showtime), "Weeds" (Showtime) e "The Office" (NBC) si fermano a quota due. Tutti e tre gli show ottengono candidature per i rispettivi protagonisti: David Duchovny (già vincitore la scorsa edizione), Mary-Louise Parker (vincitrice nel 2006 contro ben quattro casalinghe disperate) e Steve Carell.
Piacevole il ritorno di Debra Messing, che viene nominata per il suo ruolo da protagonista in "The Starter Wife", nata come mini-serie.
Solo una nominations per "Ugly Betty" (ad America Ferrera), due per "Brothers & Sisters" (a Sally Field e Rachel Griffiths, rispettivamente protagonista e non protagonista).
Nessuna traccia, oltre a "Desperate Housewives", di "Lost", "Damages" e soprattutto di "Grey's Anatomy". Il perché le performances (per il serial hospital più avvincente degli ultimi anni, arrivato egregiamente alla quinta stagione) di Sandra Oh e Chandra Wilson non siano state prese in considerazione è uno dei misteri indecifrabili di questa edizione (il fatto che nelle categorie Supporting Roles confluiscano anche le mini-serie ed i film per la tv penalizza non poco prove di tutto rispetto).
Mentre continuano a venire nominati l'inspiegabile Christina Applegate per "Samantha Who?", l'odioso Hugh Laurie di "House" ed i sempiterni Tony Shalhoub per "Monk" e Mariska Hargitay per "Law&Order" (BASTA!).
Appuntamento quindi all'11 gennaio 2009, dove ci rifaremo della scorsa cerimonia, soppressa a causa dello sciopero degli sceneggiatori della WGA, che flagellò molte serie e piegò alla fine le case di produzione.
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