
Il tocco sapiente del cineasta americano fa sì che pochissime altre regie e sceneggiature siano altrettanto valide ed empaticamente efficaci con il pubblico.
Semplicemente riesce ad emozionare con la violenza di un pugno allo stomaco o con la dolcezza di una carezza, mai calcando troppo la mano e senza lasciare che la retorica o il patetismo sopraffacciano il racconto che, di per sé, poteva effettivamente nascondere insidie in tal senso.
Il robusto film, costruito intorno ad una storia vera, riesce in oltre 2 ore e mezza a mostrarci con sguardo coraggioso (da non sottovalutare in un regista come Eastwood, uno dei più patriottici della sua generazione) un lato dell'America sconveniente e degenerato, e come la battaglia di una donna sia riuscita a cambiare un intero dipartimento di polizia (e il modo di concepirne la condotta), immerso nella corruzione e nella violenza.
Attraverso un personaggio femminile solido ed intenso (come fu con "Million Dollar Baby"), dalla cui dolorosa vicenda privata prendono il via tutti gli avvenimenti, Clint ci trascina nelle viscere del potere delirante e nei risvolti agghiaccianti di una società cieca e comandata da uomini senza scrupoli, mostrandoci anche la situazione inumana degli istituti di igiene mentale dell'epoca (siamo nel 1928).
Dramma intimista quindi, ma anche poliziesco e legal: contaminando vari generi (evitando però di intaccare la narrazione principale) la tensione e l'apprensione restano alte fino alla fine, senza mai un attimo di tregua. E gli spunti di riflessione sono innumerevoli (e più che mai attuali): senso della giustizia, potere politico, sparizione e violenza sui bambini, la "cura" della pazzia, la morale sociale, la pena di morte (straziante la scena dell'impiccagione), il perdono cristiano e la lotta interiore.
Grazie ad una ritrovata Angelina Jolie (forse la migliore interpretazione della sua carriera, mai sopra le righe e sempre misurata, i suoi occhi rendono pienamente tutto il dolore di una madre separata dal proprio figlio), il personaggio pionieristico di Christine Collins è un modello per chiunque (donne e uomini) non perda mai la speranza e il coraggio delle proprie azioni, combattendo fino in fondo.
Eastwood si conferma così grande Maestro, perfettamente a suo agio sia con le battaglie di Iwo Jima che con quelle dell'anima e di una singola madre.
Da applausi.
Molto probabilmente il film sarà in lizza alla prossima cerimonia degli Oscar, prevedendo nominations nelle categorie principali come Miglior Film, Miglior Regia e Migliore Attrice (anche se si presume questo sia l'anno di Meryl Streep e Kate Winslet).
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