
Tratto dal romanzo di Alice Sebold (che sono curioso di leggere, a questo punto), "The Lovely Bones" diretto da Peter Jackson, non convince fino in fondo.
Funziona perfettamente nella prima parte, mostrando con vivacità e delicatezza la vita di Susie Salmon, i suoi primi turbamenti amorosi e la sua famiglia, fino al suo crudele destino all'interno di un buco scavato nella terra nel quale il suo assassino la trascina con l'inganno, in un climax ben girato e molto teso.
Funziona anche nel mostrare il dolore terreno della famiglia (gli amabili resti, appunto), privata della sua bambina: il film risulta migliore nella sfera concreta che non in quella onirica-limbica in cui finisce Susie, a metà tra cielo e terra, ancorata al mondo in cui viveva (di cui può ancora seguirne gli eventi) e impossibilitata a raggiungere il vero Paradiso finché non abbia aiutato i suoi familiari a scoprire chi sia il suo assassino.
Nella difficile trasposizione dell'universo fantastico, privato, di Susie, il film rivela le sue forzature più eccessive e le pleonastiche pomposità, mancando forse il vero obiettivo e cuore della vicenda: dare uno sguardo intimo e realistico al vero stato d'animo della protagonista, 14enne privata violentemente della sua adolescenza.
Nonostante la bravura della fulgida promessa (mantenuta, ricordiamo "Espiazione") Saoirse Ronan, il suo personaggio, come il film, resta a metà, non andano pienamente in profondità e rappresentando perciò un'occasione mancata.
Peccato, perché le premesse c'erano tutte, gli effetti speciali sono eccellenti (efficace la scena delle navi nelle bottiglie giganti che si infrangono), la fotografia rende pienamente l'atmosfera anni '70 ed i colori sono un'estasi per gli occhi.
La mano viene purtroppo calcata nella "terra di mezzo", nel purgatorio personale di Susie, facendolo divenire un'opera new age/pop a tratti eccessiva e ai limiti del trash (l'immagine dell'amato in stile wide screen sullo specchio d'acqua).
Meritatissima la nomination all'Oscar di Stanley Tucci, perversamente bravo e raccapricciante nel modo mimetico di immersione nel personaggio. Piacevole la Sarandon, anche se poco usata.
Funziona perfettamente nella prima parte, mostrando con vivacità e delicatezza la vita di Susie Salmon, i suoi primi turbamenti amorosi e la sua famiglia, fino al suo crudele destino all'interno di un buco scavato nella terra nel quale il suo assassino la trascina con l'inganno, in un climax ben girato e molto teso.
Funziona anche nel mostrare il dolore terreno della famiglia (gli amabili resti, appunto), privata della sua bambina: il film risulta migliore nella sfera concreta che non in quella onirica-limbica in cui finisce Susie, a metà tra cielo e terra, ancorata al mondo in cui viveva (di cui può ancora seguirne gli eventi) e impossibilitata a raggiungere il vero Paradiso finché non abbia aiutato i suoi familiari a scoprire chi sia il suo assassino.
Nella difficile trasposizione dell'universo fantastico, privato, di Susie, il film rivela le sue forzature più eccessive e le pleonastiche pomposità, mancando forse il vero obiettivo e cuore della vicenda: dare uno sguardo intimo e realistico al vero stato d'animo della protagonista, 14enne privata violentemente della sua adolescenza.
Nonostante la bravura della fulgida promessa (mantenuta, ricordiamo "Espiazione") Saoirse Ronan, il suo personaggio, come il film, resta a metà, non andano pienamente in profondità e rappresentando perciò un'occasione mancata.
Peccato, perché le premesse c'erano tutte, gli effetti speciali sono eccellenti (efficace la scena delle navi nelle bottiglie giganti che si infrangono), la fotografia rende pienamente l'atmosfera anni '70 ed i colori sono un'estasi per gli occhi.
La mano viene purtroppo calcata nella "terra di mezzo", nel purgatorio personale di Susie, facendolo divenire un'opera new age/pop a tratti eccessiva e ai limiti del trash (l'immagine dell'amato in stile wide screen sullo specchio d'acqua).
Meritatissima la nomination all'Oscar di Stanley Tucci, perversamente bravo e raccapricciante nel modo mimetico di immersione nel personaggio. Piacevole la Sarandon, anche se poco usata.
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