sabato 31 gennaio 2009

Revolutionary Road

Kate Winslet è strabiliante, misurata ed intensa.
Leonardo Di Caprio, per una volta, mi convince fino in fondo.
Questo duo di Attori straordinari (ma lei di più!) riesce a tenere in piedi, da solo, un film di due ore in maniera egregia.
Merito anche dell'ottima regia di Sam Mendes, glaciale e disperatamente claustrofobica come la "perfetta" vita residenziale che rappresenta.
Da applausi le musiche del sempre eccelso Thomas Newman.
Peccato sia stato poco considerato agli Academy Awards (solo 3 nomination, tra cui una per il miglior attore non protagonista, Micheal Shannon, bravissimo), perché questa è una delle migliori prove della Winslet, che si (ri)conferma tra le più talentuose della sua generazione.
Il suo sguardo trasmette tutta la passione, l'afflizione e l'angoscia nel veder infrangersi davanti ai propri occhi i sogni e le speranze riposti in un'esistenza ingratamente insoddisfacente, provando l'orrenda sensazione di essere rinchiusa in un luogo e in un ruolo imposti dalla società, sapendo di valere e volere ben altro.
Se non fosse nominata per un altro ruolo (in "The Reader") e non competesse con Meryl Streep, farei il tifo per lei agli Oscar.

venerdì 30 gennaio 2009

Slumdog Millionaire

Avvincente, potente ed intrattenitore.
Il film di Danny Boyle candidato a 10 premi Oscar è un affascinante concentrato di attualità, globalizzazione e cultura pop. Il titolo italiano (semplicemente "The Millionaire") toglie ingiustamente la poeticità dell'ossimoro presente in quello originale.
Attraverso il quiz televisivo "Chi vuol essere milionario?", al quale il protagonista (Dev Patel, molto bravo) partecipa per ritrovare il suo amore perduto (la bellissima Freida Pinto), l'originale storia, tratta da un romanzo di Vikas Swarup e sceneggiata da Simon Beaufoy, ci trasporta nella povertà e nel degrado dell'India, guidandoci, attraverso gli occhi di due bambini che vivono nelle baraccopoli di Bombay (le slums, appunto) e che diventaranno grandi loro malgrado, fino alla metamorfosi della città che nel 1995 cambierà il suo nome in Mumbai.
Al posto delle baraccopoli nelle quali vivevano i due piccoli protagonisti, anni dopo verranno eretti grattacieli per ospitare lussuosi uffici, ma il marcio e la corruzione al loro interno resteranno tali.
L'amore però può trionfare su tutto: questo il messaggio della pellicola, che si snoda tra flashback, montaggi serrati ed un'ottima fotografia che spazia dal punto di vista del bambino Jamal, al minimalismo del cinema britannico fino a quella, lussureggiante, delle opere bollywoodiane, perfettamente captate grazie anche all'occhio indigeno della co-regista Loveleen Tandan.
A tratti un po' forzato nella ripetitività del binomio "domande-ricordo", che rende qualche scelta narrativa e registica di sapore furbesco ed eccessivamente ammiccante al pubblico.
Il finale è, comunque, realisticamente emozionante, nel quale la metafora del potere dei media odierni e della globalizzazione, uniti al meta-spettacolo e alla sete di denaro e celebrità si fondono sulle note del famosissimo quiz, per regalarci un happy ending sobrio ma sentito nel quale, appunto, l'amore tra due individui, che lottano sin dall'infanzia in una vita che non gli ha regalato nulla, vince incondizionatamente.

Visivamente incisivo e sferzante, si capisce perché la storia abbia colpito molti ed affascinato la maggior parte della critica mondiale: come il suo protagonista, il film è partito da progetto indipendente, su cui pochi avrebbero scommesso, ed ha pian piano raggiunto le platee e le giurie mondiali, arrivando come favorito al non plus ultra dell'opulenza e del prestigio occidentali (cinematograficamente parlando), simboleggiati dagli Oscar. Che (quasi) sicuramente vincerà, anche se, nonostante la validità e la bellezza dell'opera, non penso meriti fino in fondo il titolo di Miglior Film dell'anno, semplicemente perché non siamo in presenza di un capolavoro assoluto.
Ovviamente questo non lo esimerà dall'ottenere l'ambita statuetta, visto che in passato l'hanno vinta film ben più mediocri di questo (vedi "Crash" e "The Departed", per citare gli ultimi).
In ogni caso mi riservo il giudizio dopo la visione degli altri 4 concorrenti, ma so già che tiferò "Milk" a scatola chiusa.

martedì 27 gennaio 2009

SAG Awards 2009



Gli Screen Actors Guild Awards sono forse tra i riconoscimenti più importanti e prestigiosi tra i numerosi della stagione dei premi attualmente in corso, non fosse altro perché le interpretazioni (qui le sole prese in esame) e gli attori candidati sono scelti dai loro colleghi, iscritti appunto al sindacato SAG, quindi più obiettività di così (come Gheorghe Iancu che è l'unico in grado di giudicare i passi a due della Celentano, per intendersi).
A questo si aggiunge il fatto che i vincitori del suddetto premio al 90% automaticamente conquistano anche l'Oscar (le eccezioni sono pochissime), e ciò fa ben sperare quindi: Sean Penn, Meryl Streep e Heath Ledger si confermano favoritissimi per la statuetta dorata (così come "Slumdog Millionaire" che vince per il miglior cast), ma resta l'incognita Kate Winslet, qui vincitrice del premio come non protagonista ma agli Academy Awards nominata per lo stesso ruolo come protagonista per l'ormai atavica questione della scissione tra le due categorie. La suspence si fa sempre più marcata.
Da notare la fantastica, superlativa ed eccezionale
reazione di Meryl che riceve il premio con la freschezza e la spontaneità di un'attrice appena affacciatasi nel mondo del cinema: impagabili la sua espressione, la corsa verso il palco ed il bacio stampato sulle labbra di Ralph Fiennes che le consegna il premio.
Divina
anche nella vita reale.






lunedì 26 gennaio 2009

Come Cambiare la Cartuccia alla Stampante

-Acquistate una cartuccia a colori compatibile con la vostra stampante
-Posizionatela correttamente nello slot corrispondente
-Se la stampa prodotta è in bianco e nero, riprovate
-Se il risultato non cambia dopo 4 tentativi, smoccolate pure
-Se il colore della cartuccia rimane sulle dita, cominciate a preoccuparvi
-Chiamate urgentemente l'amica più prossima munita di una stampante a colori
-Inviate i file da stampare all'amica fidata di cui sopra
-Se l'amica fidata non riesce ad aprire i files, potete tranquillamente diventare volgari
-Trovate una soluzione comune con l'amica (pazientissima) fidata, che si offre di riprovare il giorno dopo da un altro pc
-Se il giorno dopo l'operazione non dà ugualmente i frutti sperati, diventate furiosi e preparatevi a fare una scenata al negozio in cui la cartuccia è stata comperata
-Riportate la cartuccia difettosa all'Ipercoop per sostituzione con una valida
-Se il box informazioni vi dice che i prodotti aperti (ovviamente li avete aperti per accertarvi che funzionino!) vanno restituiti al centro assistenza, ma che questo di domenica è CHIUSO, la disperazione può cominciare a farsi strada tra la rabbia violenta e l'istinto omicida latente
-Chiedete aiuto al papà e riponete speranza nelle stampanti del suo ufficio
-Portatevi dietro il vostro portatile direttamente per evitare incompatibilità con le versioni di Office
-Collegate il portatile all'unica (!!) stampante a colori dell'ufficio (trovata dopo molteplici avanscoperte)
-Vi servirà una connessione a Internet per configurare la nuova stampante sul vostro pc
-La connessione (hai visto mai) non funzionerà, perché le LAN ed il loro meccanismo sono il quarto mistero di Fatima non ancora svelato nonostante l'ottimo voto preso all'esame di Informatica
-Arrendetevi all'evidenza che tutto ciò che avete fatto fino a quel momento è inutile, che siete degli inetti e che se il giorno dopo vi presenterete davanti al professore senza i documenti stampati quello vi scaraventerà dalle scale del Parione
-Accettate l'idea di dover comperare un'altra cartuccia a colori, nella speranza che non sia difettosa come l'altra (quante probabilità ci sono tanto, no?!?)
-Tornate all'Ipercoop e scoprirete che quella acquistata il giorno prima era l'ultima confezione disponibile per il vostro tipo di stampante
-Siete fermamente convinti che l'esame sarà un disastro, e cominciate a ridere istericamente del vostro destino beffardo e della vostra assoluta mancanza di organizzazione in quanto se tutto questo l'aveste fatto 2 giorni prima sareste già a casa a ripassare le 487 pagine del manuale
-Confidate nell'Euronics e aspettate l'apertura delle 16.00 per precipitarvi a comperare l'agognata cartuccia (facendovi largo tra la calca che neanche durante il periodo di Natale)
-Spenderete esattamente il doppio di quanto sborsato il giorno prima, ma chissene a questo punto
-Tornate a casa speranzosi e disposti a mandare all'aria tutta la vostra carriera universitaria in caso di mancata riuscita
-Reinserite la nuova cartuccia nello stesso slot corrispondente di prima
-Constaterete che non c'era affatto bisogno di compiere tutte le 34 operazioni precedenti e che bastava ricomprarne subito un'altra
-Gioite e allo stesso tempo punitevi fisicamente per quanto siete stati idioti

-Presentate il lavoro, perfettamente svolto, agli occhi del professore, visibilmente soddisfatto, che vi farà un sacco di complimenti.
-E meno male, sennò di sotto dalle scale del Parione ci finiva lui!

domenica 25 gennaio 2009

Australia

Il Kolossal è servito.
Dopo 7 anni di assenza, Baz Luhrmann ci regala quello che può essere definito il Bignami del perfetto film epico, condito di romanticismo, azione, dramma ed avventura, panorami suggestivi e scenari mozzafiato, sontuose musiche e ricostruzione storica maniacale, sulla falsariga dei classici capolavori
hollywoodiani come "Via col vento", "La Regina d'Africa" e "Lawrence d'Arabia" (a cui il regista ha ammesso di essersi ispirato).
Qui, manco a dirlo, siamo ben distanti. E tutta l'operazione puzza un po' di artificioso e di calcolato.

Dal film di Victor Fleming riprende l'archetipo dell'avvincente storia d'amore travagliata, mentre sullo sfondo si consuma l'orrore della guerra (là era quella di Secessione, qui la Seconda Guerra Mondiale e l'attacco giapponese alla città australiana di Darwin).

Della pellicola con Humphrey Bogart e Katherine Hepburn si riconosce bene l'incontro/scontro tra due caratteri e personalità diametralmente opposti (l'altolocata, snob e rigida lady inglese ed il rude e selvaggio mandriano) che alla fine si arrendono all'inevitabile passione.
Dall'opera di David Lean trae ispirazione per le locations reali (il film è stato girato interamente nei deserti dell'Australia, e non in studi ricostruiti), per il grande respiro della narrazione e per il connubio avventura-riscoperta di sé.

Ma il confine tra citazione e ricalco è molto labile, così come quello tra maestosità e polpettone. Sta proprio qui la debolezza del film (e del regista): il dispositivo tecnico è perfettamente oliato e tutti gli ingranaggi combaciano ineccepibilmente, ma forse troppo.
Tutta la storia ed ogni singola scena sanno di precostituito e studiato a tavolino, perfino le emozioni sembrano arrivare scontate e prevedibili.
Insomma, un bello senz'anima, eccessivamente manieristico.

Ci aspettavamo sicuramente di più da Luhrmann, dopo il suo capolavoro assoluto del 2001, "Moulin Rouge!", per quanto le scelte stilistiche, la fotografia ed i costumi (nomination all'Oscar per la creatrice Catherine Martin, moglie del regista) siano, ripeto, ammirevoli.

E di più esigevamo senza dubbio da Nicole Kidman, che aveva la possibilità di aggiungere un personaggio ed un'interpretazione fondamentali alla sua sua fulgida carriera (ultimamente un po' in sordina), ma che qui appare stilizzata in un ruolo stereotipato, aggiungendo mossette e smorfie in certi punti alquanto insopportabili. Si salva comunque per l'eleganza (come sempre), la classe innata ed il rigore, preferendola comunque negli sdruciti abiti da "mandriana" improvvisata. E sicuramente va rivalutata nella versione originale in cui sfoggia un impeccabile accento british.
Molto meglio Hugh Jackman (penalizzato da un doppiaggio a tratti monocorde e piatto da parte di Adriano Giannini), subentrato al ruolo che fu inizialmente previsto per Russel Crowe e addirittura per Heath Ledger (che declinò per girare "The Dark Knight"), perfettamente a suo agio nel ruolo di mandriano dal cuore tenero. Prorompente la sua fisicità (e si capisce perché sia stato eletto da People come l'uomo più sexy del 2008).
Menzione speciale per il piccolo Brandon Walters, l'aborigeno Nullah e voce narrante del film, vera e propria rivelazione.
Genuinamente interessante il carattere di "denuncia" della storia: l'episodio sconosciuto a noi europei (almeno sui libri di storia) della "generazione rubata", cioè la deportazione dei giovani aborigeni, strappati alle loro famiglie e trascinati in campi di rieducazione dove venivano assoggettati alla vita "civile" e costretti ad imparare l'obbedienza ai bianchi.
Per oltre 60 anni, fino al 1967, i figli di matrimoni misti sono stati sottratti ai genitori e solo nel febbraio 2008 il governo australiano ha chiesto scusa ai popoli indigeni. Meglio tardi che mai.

giovedì 22 gennaio 2009

And The Nominees Are...


Tutto come da copione, o quasi.
"The Curious Case of Benjamin Button" è il film più candidato dell'anno con ben 13 nominations, mentre "Slumdog Millionaire" ne porta a casa 10.
Entrambe le pellicole hanno fatto
incetta (oltre che nelle categorie 'determinanti') di riconoscimenti tecnici: scenografia, fotografia, costumi, montaggio, trucco, colonna sonora, canzoni originali (ben due per "Slumdog Millionaire"), effetti sonori e visivi.
Il film di Danny Boyle (che ottiene la sua prima nomination come regista) è il favorito attualmente, anche se forse i gusti dell'Academy convergono più verso una storia epica e di ampio respiro come quella di David Fincher (anche per lui prima candidatura della carriera).
Per sfatare tale mito, però, abbiamo la prova inconfutabile, negli ultimi 4 anni, di vittorie da parte di film d'autore ed indipendenti ("No Country for Old Men", "The Departed", "Crash" e "Million Dollar Baby") e di premi 'spalmati' su varie pellicole, mentre bisogna tornare indietro fino al 2004 per trovare un film 'pigliatutto': "Il Signore degli Anelli-Il Ritorno del Re", che vinse 11 statuette.
Purtroppo non si è verificato il salto di qualità da parte dei giurati dell'Academy nell'incontrare i gusti del pubblico di massa: "The Dark Knight", il film dell'anno in termini di incassi (ma molto amato anche dalla critica), non riesce ad aggiudicarsi le categorie di Miglior Regia e Miglior Film, che i bookmakers davano quasi per sicure. Il fantasy non paga, evidentemente, anche se la pellicola di Nolan ottiene comunque 8 nominations: 7 riguardano gli Oscar tecnici, ma la più importante è quella postuma per Heath Ledger (felicità assoluta), ad un anno esatto dalla sua morte, la cui vincita è quasi una certezza.
Al posto di "The Dark Knight", l'Academy ha voluto includere (a sorpresa?) nella cinquina di miglior film "The Reader", a dimostrazione del fatto che le storie sull'Olocausto e sulla Seconda Guerra Mondiale hanno sempre un appeal speciale sui giurati.
Il film di Stephen Daldry (terza nomination come miglior regista dopo "Billy Elliott" e "The Hours") ottiene 5 candidature, tra le quali spicca la protagonista Kate Winslet (finalmente la sua performance in un "leading role" viene riconosciuta tale, nonostante nelle altre premiazioni fosse data come "supporting role", un'anomala strategia degli Studios sulla quale mi ero già espresso).
L'interpretazione di una donna tedesca dal passato oscuro viene preferita a quella che l'attrice inglese regala in "Revolutionary Road" (piuttosto snobbato, solo 3 nominations), segnando senza dubbio un anno d'oro per la Winslet, che conferma il suo talento straordinario, posizionandola tra le favorite per l'ambita statuetta, che non ha mai vinto nonostante sià già stata candidata 5 volte in passato (per "Ragione e Sentimento", "Titanic", "Iris", "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" e "Little Children").
Dovrà però vedersela con l'agguerritissima Meryl Streep, in pole position per il terzo Oscar della sua carriera. Una delle più grandi attrici di tutti i tempi (per il sottoscritto la migliore in assoluto) guadagna, grazie alla sua performance in "Doubt", la sua quindicesima candidatura (record assoluto) a 30 anni esatti dalla sua prima nomination, nel 1979, per il ruolo da non protagonista ne "Il Cacciatore". A quasi 60 anni la Streep è più che mai sulla cresta dell'onda, e non potrei esserne più felice.
"Doubt" ottiene in tutto 5 nominations: oltre alla Streep, candidati Philip Seymour Hoffman come non protagonista (scherzo del destino: stessa categoria di Ledger al quale, nel 2006, Hoffman 'soffiò' la statuetta come miglior attore protagonista, mentre quest'anno, molto probabilmente, accadrà il contrario), Viola Davis ed Amy Adams come non protagoniste (ma favorita è la prima) e la sceneggiatura non originale di John Patrick Shanley, che nel 1987 vinse il premio per "Stregata dalla luna".
Grande felicità per le 8 nominations di "Milk": film, regia (Gus Van Sant), sceneggiatura originale, costumi, montaggio, colonna sonora, attore non protagonista (Josh Brolin) ed il magnifico protagonista Sean Penn. Il ruolo del primo politico dichiaratamente gay ad essere eletto in una carica pubblica a San Francisco, le sue lotte e il vento di cambiamento che portò negli anni '70 sono l'ennesimo traguardo per il gigantesco attore, nominato altre 4 volte ma vincitore solo nel 2003 per "Mystic River".
La sua performance è favoritissima, ma il redivivo Mickey Rourke col suo "The Wrestler" è in agguato, e si attendono vere e proprie sorprese. Sarà una bella lotta, visto che tra gli altri attori protagonisti ci sono: Brad Pitt (seconda nomination della carriera dopo "L'esercito delle dodici scimmie" del 1995) per "The Curious Case of Benjamin Button", Frank Langella per "Frost/Nixon" (il film ottiene altre 4 candidature, per il miglior film, la regia di Ron Howard, la sceneggiatura non originale ed il montaggio) e l'outsider Richard Jenkins per "The Visitor", che batte l'illustrissima concorrenza di attori del calibro di Clint Eastwood (grande escluso quest'anno sia per "Gran Torino" che per la regia di "Changeling") e Leonardo Di Caprio.
Curiosità: Brad Pitt è nominato tra i migliori protagonisti così come la sua compagna Angelina Jolie. La coppia super glamour dello showbiz hollywoodiano dimostra che non è soltanto un fenomeno da tabloid scandalistici, ma ha talento da vendere.
La Jolie ottiene la sua seconda candidatura (la prima fu nel 1999, quando vinse come non protagonista in "Ragazze interrotte") per il film "Changeling", nel quale dà una prova straordinariamente intensa.
A farle compagnia, oltre alla Streep e alla Winslet, due attrici mai nominate: la lanciatissima Anne Hathaway, drammatica ed apprezzata in "Rachel Getting Married", e la semi-sconosciuta Melissa Leo, acclamata nell'indipendente "Frozen River" (che ottiene anche una candidatura per la miglior sceneggiatura originale). I giochi qui sono più che mai aperti.
Da notare anche le 6 nominations per "Wall-E" (che alla vigilia era dato per favorito anche nella categoria di Miglior Film): oltre a quella (scontata) per Miglior film d'animazione, si aggiudica anche quelle per miglior sceneggiatura originale, colonna sonora, canzone originale, sonoro ed effetti sonori.
Avendo ricevuto nei giorni scorsi la notizia dell'esclusione di "Gomorra" tra i migliori film stranieri, in questa categoria si scontreranno: la Germania ("La banda Baader Meinhof"), la Francia ("La classe"), il Giappone ("Departures"), l'Austria ("Revanche") ed Israele (il favorito "Waltz with Bashir").

Nomination 'contentino' ad "Australia" per i migliori costumi: il film di Baz Luhrmann è il grande snobbato di questa stagione. Così come "Happy-Go-Lucky": il film di Mike Leigh che aveva fatto vincere a Sally Hawkins il Golden Globe, ottiene solo una candidatura per la migliore sceneggiatura originale.

Appuntamento quindi al 22 febbraio, quando al Kodak Theatre di Los Angeles verranno svelati i vincitori durante la cerimonia presentata quest'anno da Hugh Jackman (potremo anche rifarci gli occhi!), che il sottoscritto ovviamente seguirà, con palpitazione, in diretta, facendo le ore piccole come al solito.


martedì 20 gennaio 2009

Inauguration Day

L'emozione del 44° presidente degli Stati Uniti era palpabile ed evidente (del resto non si appresta a condurre Real Tv ma una superpotenza mondiale), il discorso pronunciato commovente e pieno di speranza.
Le premesse ci sono tutte, Bush ha preso il volo (letteralmente) e Hillary era chiccosissima in viola (Michelle Obama meno con quel giallo ocra horribilis).



lunedì 19 gennaio 2009

Pronostici

In vista delle nominations effettive che saranno svelate giovedì 22 gennaio (vedere in diretta i 5 pannelli riempirsi è una delle mie gioie più recondite), stilo la mia personalissima previsione delle candidature agli Oscar di quest'anno (della serie, vediamo quanto c'azzecco!!), ovviamente per le categorie principali:

BEST ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE:
  • Amy Adams - "Doubt"
  • Penélope Cruz - "Vicky Cristina Barcelona"
  • Taraji P. Henson - "The Curious Case of Benjamin Button"
  • Marisa Tomei - "The Wrestler"
  • Kate Winslet - "The Reader"
BEST ACTOR IN A SUPPORTING ROLE:
  • Josh Brolin - "Milk"
  • Robert Downey Jr. - "Tropic Thunder"
  • Philip Seymour Hoffman - "Doubt"
  • Heath Ledger - "The Dark Knight"
  • Dev Patel - "Slumdog Millionaire"
BEST ACTRESS IN A LEADING ROLE:
  • Anne Hathaway - "Rachel Getting Married"
  • Sally Hawkins - "Happy-Go-Lucky"
  • Angelina Jolie - "Changeling"
  • Meryl Streep - "Doubt"
  • Kate Winslet - "Revolutionary Road"
BEST ACTOR IN A LEADING ROLE:
  • Richard Jenkins - "The Visitor"
  • Frank Langella - "Frost/Nixon"
  • Sean Penn - "Milk"
  • Brad Pitt - "The Curious Case of Benjamin Button"
  • Mickey Rourke - "The Wrestler"
BEST DIRECTOR:
  • Danny Boyle - "Slumdog Millionaire"
  • David Fincher - "The Curious Case of Benjamin Button"
  • Ron Howard - "Frost/Nixon"
  • Christopher Nolan - "The Dark Knight"
  • Gus Van Sant - "Milk"
BEST ORIGINAL SCREENPLAY:
  • "Changeling"
  • "Milk"
  • "The Visitor"
  • "The Wrestler"
  • "Wall-E"
BEST ADAPTED SCREENPLAY:
  • "The Curious Case of Benjamin Button"
  • "Frost/Nixon"
  • "Doubt"
  • "Revolutionary Road"
  • "Slumdog Millionaire"
BEST PICTURE:
  • "The Curious Case of Benjamin Button"
  • "Frost/Nixon"
  • "Milk"
  • "Slumdog Millionaire"
  • "Wall-E"

martedì 13 gennaio 2009

Golden Globe Awards 2009 - GLAMastrator

I look migliori sul red carpet del Beverly Hilton...


Christina Applegate, nominata per la serie comedy "Samantha Who?", veste Roberto Cavalli.
Il giallo è il colore del 2009, ricordate!


Drew Barrymore veste Dior by John Galliano.
Nota dolente: l'acconciatura. Per il resto elegantissima.


Anne Hathaway, nominata per il film drammatico "Rachel Getting Married", veste Armani Privé.
Impeccabile come al solito.


Melissa George, nominata per la serie drammatica "In Treatment", veste Armani.
Audace scelta, obiettivo centrato.


Olivia Wilde, attrice di "Dr. House", veste un Reem Acra lavanda.
Uno dei look più ammirati della serata.


Eva Longoria Parker veste anche lei Reem Acra, ma di un rosso acceso.
Il risultato è esplosivo.


Jennifer Lopez, tornata sulle scene dopo la maternità, veste Marchesa.
Sexy e chic come sempre, l'effetto dorato è favoloso.


... ed i peggiori...

Debra Messing, nominata per la serie comedy "The Starter Wife", veste Vera Wang.
Deludente come al solito: la simpatia è la sua forza, il buon gusto no!


Renée Zellweger veste Carolina Herrera.
Il disastro della serata: la scelta Halloween/nude look non paga, per non parlare del reggiseno bianco.


Maggie Gyllenhall veste Lanvin.
Non si sa se sia peggio l'enorme fiocco sulla spalla o la fantasia da effetto psichedelico.
Pugno nell'occhio.


Laura Dern, vincitrice per la mini-serie "John Adams", indossa un orrendo abito nero di cui non si hanno notizie.
Forse lo stesso creatore si è vergognato talmente tanto da rimanere anonimo.


Marisa Tomei, nominata per il film drammatico "The Wrestler", indossa un'altra "creazione" rimasta sconosciuta.
Con la Zellweger si contende lo scettro per Schifezza della serata: un incrocio tra i Pirati dei Caraibi, una gitana ed un santone new age.


Angelina Jolie, nominata per il film drammatico "Changeling", veste Versace.
Purtroppo il risultato è mediocre, la tonalità non risalta sulla sua già diafana carnagione ed il tutto risulta spento ed insignificante.
E non c'è niente di peggio per una star del suo calibro. Ci aspettavamo molto di più!


lunedì 12 gennaio 2009

Golden Globe Awards 2009 - I Vincitori

Plebiscito per "Slumdog Millionaire", caso cinematografico dell'anno, che da outsider indipendente fa il botto e conquista 4 premi su 4 nominations: Miglior Film Drammatico, Miglior Regista (Danny Boyle), Miglior Sceneggiatura (Simon Beaufoy) e Miglior Colonna Sonora (A.R. Rahman), portando una ventata bollywoodiana al Beverly Hilton.
La cerimonia è stata segnata anche da alcune sorprese, come il doppio riconoscimento a Kate Winslet (non protagonista per "The Reader" e protagonista drammatica per "Revolutionary Road"), visibilmente commossa e scioccata quando è salita sul palco per la seconda volta.
Momento davvero emozionante quando Cameron Diaz ha annunciato il suo nome tra una rosa di candidate eccellenti (in effetti avrei visto meglio Meryl Streep in questa categoria, due premi mi sembrano eccessivi, per quanto l'attrice inglese sia mostruosa e negli anni poco considerata dall'Academy).
Grande entusiasmo e standing ovation anche per il Miglior Attore Drammatico, (quasi) a sorpresa Mickey Rourke, che conquista l'ambito riconoscimento dopo il mancato premio a Venezia ed una carriera fino a poco tempo fa in declino assoluto (come lui ha ben ricordato durante il discorso di ringraziamento). Delusione per Sean Penn in "Milk", ma i candidati erano davvero tutti giganteschi.
Imprevedibilmente il premio come Miglior Attore Comedy è andato a Colin Farrell (giustamente basito, l'attore ha ringraziato una miriade di persone, fortunatamente abbiamo potuto ammirarlo per svariati minuti!) grazie alla sua interpretazione nel film "In Bruges", in una categoria un po' sottotono (nessuna performance indimenticabile a differenza dello scorso anno quando Johnny Depp vinse per "Sweeney Todd"), mentre Miglior Film Comedy è stato decretato "Vicky Cristina Barcelona" (forse sopravvalutato, ma ne sono comunque soddisfatto, peccato per Penélope Cruz), a discapito del favoloso "Mamma Mia!".
Si aggiunge alla ormai lunga lista di riconoscimenti postumi (l'ultimo in ordine di tempo, il Critics' Choice Award di qualche giorno fa) il premio per Miglior Attore Non Protagonista al compianto Heath Ledger per "The Dark Knight", e prima del discorso di ringraziamento del regista Christopher Nolan viene mostrata una clip dal film, in cui si scorge tutto il talento di un grande attore che ha bruciato la sua vita troppo in fretta. Il magone torna ogni volta.
Scontato il premio a "Wall-E" come Miglior Film d'Animazione, mentre cocente è la delusione per il mancato riconoscimento a "Gomorra": gli è stato preferito l'israeliano "Waltz With Bashir" come Miglior Film Straniero. Ma non disperiamo ancora.
Rimangono a bocca asciutta i cavalli dati per vincenti ad inizio corsa: nessun premio a "The Curios Case of Benjamin Button", "Frost/Nixon" e "Doubt", ognuno con 5 nominations ciascuno, ed il dato fa riflettere.
Facendo un bilancio, possiamo dire che, se da un lato "Slumdog Millionaire" si avvicina sempre più ad un pronostico positivo anche per gli Oscar (anche se i membri dell'Academy sono più tradizionalisti ed i film indipendenti raramente riescono nell'impresa di vincere le statuette più importanti), sul piano attoriale (ad eccezione di Heath Ledger) i giochi sono più che mai aperti, visto che la scelta quest'anno ricade su numerose performances di alto profilo e che, di volta in volta, non c'è mai un vincitore assoluto (i cosiddetti prenditutto come, per esempio, Daniel Day-Lewis nel 2008). Vedremo che succederà con gli Screen Actors Guild Awards del 25 gennaio, di solito abbastanza affidabili.
Per quanto riguarda la televisione, nessuna grossa sorpresa (tranne il riconoscimento ad Anna Paquin come Miglior Attrice Protagonista in una Serie Drama per "True Blood", che tratta di vampiri): conferma assoluta per "30 Rock", serie Comedy del momento, amatissima in USA, che si porta a casa 3 premi su 3 nominations (Miglior Serie, Miglior Attore ad Alec Baldwin e Miglior Attrice alla mitica Tina Fey), e seconda vittoria consecutiva per "Mad Men", Miglior Serie Drama, mentre Gabriel Byrne è il Miglior Attore Drammatico per "In Treatment".

Crisi Scongiurata

Grazie ad Andrea, lo smacco di non poter vedere quest'anno la cerimonia dei Golden Globe Awards (vergognosamente non trasmessa da Sky, nonostante 999 canali a disposizione!) è stato prontamente evitato.
Evviva lo streaming!
Anche se simultaneamente tradotta in portoghese (!!), sono ugualmente al settimo cielo (dopo che la scorsa edizione fu soppressa causa sciopero sceneggiatori della WGA) e lo spirito red carpet-glamour-pronostici-vittorie inaspettate è più alto che mai.

Si inizia subito alla grande: una dorata Jennifer Lopez premia una folgorante e meravigliosa Kate Winslet (non protagonista per "The Reader"), emozionata e logorroica nel discorso di ringraziamento.
Dita incrociate per "Gomorra", Meryl Streep, Sean Penn e Heath Ledger.

domenica 11 gennaio 2009

Sette Anime

Quando il film finisce e vedi che l'intera sala intorno a te è traumatizzata ed ogni singolo spettatore ha gli occhi lucidi, capisci quanto la storia e gli attori siano stati efficaci, intensi ed emozionanti.
Certo che potrebbero avvertire prima, che so, mettendo un
cartello tipo quelli che si trovano all'ingresso dello Space Vertigo di Gardaland o del Katun di Mirabilandia, sconsigliando la visione a chi è depresso (sarà la fine), a chi ha avuto una pessima giornata o anche solo a chi ha pestato una cacca prima di entrare al cinema. Sarà comunque devastante.
Bravissima (e bellissima) Rosario Dawson.

sabato 10 gennaio 2009

Profumo di Oscar



















L'ambita statuetta, postuma, sembra quasi ad un passo.
La domanda da porsi è: da vivo avrebbe fatto incetta di così tanti premi?
Secondo me sì, li merita tutti, incondizionatamente (e sono un perfetto risarcimento per la straordinaria performance in "Brokeback Mountain", vergognosamente snobbata tre anni fa. Ecco, l'ho detto!).
L'emozione e la commozione nel sentire il suo nome qui ai Critics' Choice Awards sono già alte, non oso immaginare domenica notte durante i Golden Globes.


venerdì 9 gennaio 2009

Run

Strabiliante.
Senza dubbio la canzone più bella di questo lungo e gelido inverno.
Notare l'apparizione del coro. E poi Simon Cowell che ti benedice, beh, non è roba di tutti i giorni.


giovedì 8 gennaio 2009

Ho visto cose...

Il peggio in assoluto del 2008 (tra i vari "filoni giovanilisti", Moccia, Muccino, parodie trash e senza risate, "cinecocomeri" e commediole italiane imbarazzanti, horror paurosamente ridicoli e rifacimenti del Decameron in salsa sexy-adolescenziale) è a mio parere l'ultimo inutile, bruttissimo e noioso film di M. Night Shyamalan (che ci ha regalato il capolavoro "Il Sesto Senso" e altri bei film come "Signs" e "The Village"), vera e propria cocente e titanica delusione dell'anno appena trascorso: "E Venne Il Giorno".
Nessuna emozione, oscenamente ridicolo a tratti, attori inespressivi, finale telefonato e una spiegazione/morale snocciolata in maniera indecente durante l'epilogo. Soldi sprecati insomma.
Al contrario, gli ultimi 12 mesi ci hanno regalato dei film davvero indimenticabili, tra lacrime, risate, figlie e barbieri assassini, shopping sfrenato, amori in isole greche, robot innamorati, madri coraggio, perfide figure della notte, precari, gravidanze indesiderate e sguardi realistici sull'orrore quotidiano.
Il meglio della celluloide in cui potevamo sperare (in ordine rigorosamente alfabetico, impossibile stilare una classifica di qualità):



CHANGELING
Regia: Clint Eastwood.

Con: Angelina Jolie, John Malkovich.

L'ennesimo capolavoro di uno dei migliori cineasti contemporanei, la performance straordinaria di un'attrice ritrovata, una storia straziante e l'abilità di non cadere nella facile retorica.
Sublime e doloroso come "Mystic River", intimista ed asciutto come "Million Dollar Baby".

Scena clou: la condanna a morte del "mostro".

Da vedere: per il coraggio di una madre pioniera, realmente esistita, che credeva nel senso della giustizia in una città corrotta. Rifornitevi di cleanex.



GOMORRA
Regia: Matteo Garrone.

Con: Toni Servillo.

Si è già detto tutto del fenomeno cinematografico dell'anno (tratto dal fenomeno letterario di Roberto Saviano), che ha finalmente riportato a livelli stratosferici il cinema italiano, sia in patria che all'estero.

Un lucido ritratto del degrado e della degenerazione di un Paese corrotto e "malato", contorto e irreversibilmente avvolto intorno alla propria miseria.
Il coraggio di raccontare la Camorra e l'abilità di distaccarsi da ogni giudizio o morale. Un fulgido esempio di neorealismo moderno. Regia, sceneggiatura e montaggio da applausi.

E ora, dopo i premi a Cannes, agli European Film Awards (cinque riconoscimenti, i più importanti: Film, Regia, Sceneggiatura, Attore Protagonista, Fotografia), il plauso americano e la nomination ai Golden Globe Awards, speriamo in una vittoria ai prossimi Oscar.

Scena clou: la fascinazione del male e della violenza per i due giovani che sparano al nulla, seminudi.

Da vedere: per l'importanza del tema, l'attualità del problema e con l'occhio critico di chi pensa che i provincialismi tipo "mostriamo una brutta immagine di noi all'estero" siano vergognosi.



IL PAPÀ DI GIOVANNA
Regia: Pupi Avati.

Con: Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio.

Un ottimo dramma familiare, sullo sfondo del fascismo e della seconda guerra mondiale, scandito dalle incredibili performance di Silvio Orlando (magnifico e giustamente premiato a Venezia) e dell'esordiente Alba Rohrwacher (strabiliante nella sua pazzia), mentre lo stile Avati è una garanzia.

Scena clou: l'incontro padre-figlia al manicomio, separati dalla rete, in cui lei gioisce infantilmente per i guanti in regalo.

Da vedere: per il rapporto delicato tra un padre amorevole ed una figlia inadeguata, per la precarietà degli affetti ed un periodo storico oscuro che condisce il tutto. Attualissimo.



JUNO
Regia: Jason Reitman.

Con: Ellen Page, Jennifer Garner, Micheal Cera, Jason Bateman.

Il film evento della stagione passata, una piacevolissima sorpresa che colpisce al cuore e diverte con intelligenza, trattando senza pregiudizi o volgarità un tema delicato come la gravidanza indesiderata di un'adolescente.

Merito della straordinaria sceneggiatura di Diablo Cody (premiata con l'Oscar) e della performance esplosiva di Ellen Page, praticamente perfetta.

Una boccata d'aria fresca ed indipendente in un panorama americano oppresso da Transformers vari e film pompati a steroidi.
Scena clou: la dichiarazione d'amore di Juno, che capisce finalmente quanto conti Paulie per lei.
Da vedere: per ridere di gusto con il cervello acceso, godendo dell'arguzia e della semplicità di una storia toccante.


MAMMA MIA!
Regia: Phyllida Lloyd.
Con: Meryl Streep, Amanda Seyfried, Julie Walters, Christine Baranski, Pierce Brosnan, Colin Firth, Stellan
Skarsgård, Dominic Cooper.
Dal musical basato sulle canzoni degli ABBA, il film è un tripudio di gioia, ritmo, balli sfrenati, pazzia e talento. In primis, quello della divina Meryl Streep, che sfodera anche una voce di tutto rispetto e fa sognare con l'intensa "The Winner Takes It All".
Storia semplice ma efficace, impossibile non farsi trascinare da questa esplosione di vitalità. E l'effetto queer è assicurato!
Scena clou: "Dancing Queen" intonata dalle tre folli amiche che trascinano tutte le donne isolane in un inno di gruppo in riva al mare, per celebrare la libertà dei sensi e la voglia di divertirsi.
Da vedere: per passare due ore di assoluto intrattenimento, una cura contro la depressione e la noia. Uno spettacolo da non dimenticare.


SEX AND THE CITY: THE MOVIE
Regia: Micheal Patrick King.
Con: Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Cynthia Nixon, Kristin Davis.

Attesa spasmodicamente da ogni fan che si rispetti della serie culto che per sei stagioni ha fatto sognare e divertire, stabilendo un nuovo linguaggio seriale e costumi sociali inesplorati, la versione cinematografica sulle avventure amorose e sessuali delle quattro amiche newyorchesi ha diviso il pubblico.
A parer mio, pur avendo qualche imperfezione e non essendo totalmente fedele al tema principale (il sesso dov'è finito?), la felicità nel vedere sul grande schermo Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte è stata immensa, un rito obbligato a cui tutti gli adepti si son dovuti inchinare. E la storia ha comunque mantenuto la sua vena ironica, divertente e chic, facendoci sognare nel vedere finalmente Big e Carrie insieme dopo varie peripezie.
Per non parlare degli innumerevoli vestiti (Carrie ne cambia circa un centinaio), borse, scarpe e tutto ciò che la moda può offrire agli occhi delle fashion-victims (e non).
Scena clou: Carrie che viene mollata prima del matrimonio da Big e corre verso di lui scaraventandogli contro il bouquet mentre le amiche la sorreggono.
Da vedere: perché è un fenomeno che ha segnato un'epoca, e come una Manolo Blahnik vintage ha saputo ancora affascinare (basta che si fermino qui però, niente sequel!).


SWEENEY TODD - THE DEMON BARBER OF FLEET STREET
Regia: Tim Burton.
Con: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen.

Altro musical, ma diversissimo per stampo e genere.
Un horror che si fonde con le maestose e lugubri melodie di Stephen Sondheim, sapientemente diretto dal genio visionario e gotico di Tim Burton, decisamente uno dei migliori registi viventi.

E Johnny Depp si conferma attore straordinario, convincendo pienamente anche con il canto. Splendide la fotografia e la direzione artistica (a opera degli italiani Ferretti e Lo Schiavo, premiati con l'Oscar), mentre la storia di vendetta e amore tiene col fiato sospeso fino alla fine, per esplodere in un bagno di sangue.
Scena clou: l'epilogo splatter, in una scena visivamente ed emotivamente intensa in cui la perdita dell'amore e la disperazione per la propria esistenza portano a gesti scellerati.
Da vedere: per le grandi performances, il tocco burtoniano ed il fascino di un musical sui generis. Per stomaci forti.


THE DARK KNIGHT
Regia: Christopher Nolan.
Con: Christian Bale, Heath Ledger, Morgan Freeman, Aaron Eckhart, Gary Oldman, Micheal Caine, Maggie Gyllenhaal.

Uno dei migliori film tratti da fumetti (insieme ai primi due "Spider-Man") mai realizzati, con una regia e un montaggio da urlo. Il più originale sicuramente, un noir che si fonde con il crime drama e l'action più spettacolare.
La storia, piena di colpi di scena, azione, biforcazioni e riflessione sull'attualità (sic!), è solida e robusta, senza mai scadere nell'ovvio e nella prevedibilità.
La tensione resta alta per oltre due ore e l'uomo pipistrello, allontanandosi dai modelli di Burton e Schumacher, è un eroe ambiguo, umanissimo, ambivalente e combattuto da demoni interiori.
E il Joker ruba la scena a tutti, regalandoci uno dei villain più spaventosi del cinema odierno.
Scena clou: tutti gli scontri (verbali e armati) tra Batman e Joker, in un sottile e perverso gioco psicologico sul ribaltamento dei classici ruoli buono-cattivo e sulla definizione di normalità.
Da vedere: per la performance "mostruosa" di Heath Ledger e la rilettura di un classico del fumetto in chiave moderna, attuale e non appiattita sugli effetti speciali.


TUTTA LA VITA DAVANTI
Regia: Paolo Virzì.
Con: Isabella Ragonese, Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Micaela Ramazzotti, Elio Germano, Massimo Ghini.

Uno dei più bei film italiani degli ultimi anni, la riflessione ironica e grottesca sul mondo del precariato e dei call center.
Perfetta la regia di Virzì, a conferma che il cinema "impegnato" può anche essere servito in salsa d'intrattenimento.
Bravissima l'esordiente Isabella Ragonese, che rende benissimo lo spaesamento e la confusione di una neo-laureata fagocitata da un mondo lavorativo impietoso e competitivo che non risparmia nessuno.

Un pugno allo stomaco in cui si ride amaramente, uno spietato scenario dove non c'è scampo per nessuno. Riscoperta per Sabrina Ferilli, finalmente in un ruolo che le rende giustizia, mentre Micaela Ramazzotti è da tenere d'occhio. Come sempre efficace Mastandrea.
Scena clou: il povero Elio Germano costretto ad esporsi al pubblico ludibrio per le sue scarse vendite mensili, che scappa dai colleghi "bulli" in una scena surreale e paurosamente veritiera.
Da vedere: perché, citando il titolo del libro da cui il film è stato tratto, "il mondo deve sapere"; per lo sguardo disincantato su una realtà lavorativa aggressiva ed inadeguata alle aspirazioni delle giovani (e adulte) generazioni, rese mere pedine da un sistema che agisce senza scrupoli sulla pressione psicologica e sullo scarto competitivo.


WALL-E
Regia: Andrew Stanton.

Bellissimo esperimento ed ennesima prova superata per la Pixar, che osa e confeziona una storia d'amore tra due robot, in cui i dialoghi sono praticamente inesistenti per buona parte del film.
Tecnologia con sentimento, per la migliore tradizione dell'animazione Disney, più una riflessione accurata su temi attuali come inquinamento e ambientalismo.
Commovente l'umanità di Wall-E quando è insieme a Eve, travolgenti i loro "duetti" che ricalcano "Hello, Dolly!" e le grandi storie d'amore dell'epoca d'oro di Hollywood.
Scena clou: quando Eve entra nel rifugio di Wall-E e si avvicina al suo mondo fatto di oggetti ormai appartenenti al passato.
Da vedere: per il gusto di una storia straordinaria e geniale, per l'avanguardia della tecnica d'animazione e per riflettere sulla condizione del nostro globo e sull'incontro di realtà diverse dalle nostre.