NINE.
Il film più atteso, il cast più stellare, il Musical per eccellenza.
Dire delusione cocente sarebbe eccessivo, ma sicuramente ci si aspettava (molto) di più da cotanto regista ("Chicago") e parterre di star (in totale 8 premi Oscar), dal momento che sulla carta era il fenomeno dell'anno, già da molti ipotizzato acchiappa-Oscar (sarà tanto se ne vincerà di tecnici, ma quest'anno c'è "Avatar", quindi no).
Dal punto di vista prettamente musicale (senza fare inutili accostamenti con il film di Fellini, di cui questo non vuole essere assolutamente una sorta di remake), il livello è ineccepibile per quanto riguarda livello vocale, coreografie, costumi, fotografia e direzione artistica.
Il tutto però rimane freddo (tranne qualche exploit come "Be Italian"), scostante e scollegato: la trama ed i numeri musicali (frutto dell'immaginazione di Day-Lewis/Guido Contini come in "Chicago" fu per Zellweger/Roxie Hart) sono due entità involontariamente disgiunte (nonostante l'ottimo montaggio), dando un senso di smarrimento e fatica.
Chi non ama particolarmente il genere, non troverà qui un degno veicolo di ripensamento, chi lo ama alla follia (come il sottoscritto) troverà una forzatura nei meccanismi di amalgama, che non dovrebbe sussistere in un musical che si rispetti. Manca quindi l'entusiasmo, la scintilla, il valore aggiunto che fanno la differenza tra un esercizio di stile ed un film perfettamente riuscito.
La sensazione generale è la solita delle opere prive di picchi, ci si chiede: "ma quando inizia veramente il film?"; il che, per la mia opinione, è anche peggio di una pellicola brutta e basta.
Gli exploit, dicevamo, sono pochi, e tutti da chi non ti aspetti: Fergie regala forse la scena più forte dal punto di vista canoro ed emotivo. La sua "Be Italian", canzone portante del musical originale, viene resa al meglio dalla sua figura prosperosa e dal corpo di ballo color rosso sangue. Per un attimo la passione e l'esplosione dei sensi riescono a raggiungere lo spettatore.
Peccato per Nicole Kidman, "relegata" al ruolo di algida diva fugace: i suoi minuti sullo schermo si contano sulle dita di una mano. Lo stesso discorso vale per Kate Hudson, il cui personaggio è stato inserito appositamente per il film: piuttosto inutilmente, va detto, anche se la sua "Cinema Italiano" è piacevolissima.
Più presenti Penélope Cruz e Judi Dench, ma neanche a loro viene resa la giustizia che meritano. Per quanto riguarda l'attrice spagnola, il suo ruolo è senza dubbio uno dei più azzeccati, ma come per il resto del cast avremmo voluto vederla utilizzata in modo migliore.
Anche Daniel Day-Lewis, assoluto protagonista, fascinoso e convincente come sempre, appare però a tratti sottotono (volutamente?), restituendo bene il suo smarrimento artistico ed esistenziale, ma non addentrandosi completamente all'interno del subconscio di Guido Contini, con la conseguenza che non ci identifichiamo totalmente né con lui né con i suoi problemi.
La figura di Sophia Loren, devastata dalla chirurgia plastica, appare pleonastica e a tratti patetica, mentre un plauso senza se e senza ma (l'unico a mio modo di vedere) va alla magnifica Marion Cotillard, la sola che riesce ad elevarsi dallo statico scenario che la circonda e a lasciare davvero un segno. Moglie sofferente e tradita, si trasforma in provocante donna in cerca di riscatto nel sensazionale numero "Take it all", provando che l'Oscar vinto due anni fa non è stato un caso isolato.
Morale della favola (musicale): da vedere per gli amanti del genere, ma un'occasione sprecata. Peccato.

Dire delusione cocente sarebbe eccessivo, ma sicuramente ci si aspettava (molto) di più da cotanto regista ("Chicago") e parterre di star (in totale 8 premi Oscar), dal momento che sulla carta era il fenomeno dell'anno, già da molti ipotizzato acchiappa-Oscar (sarà tanto se ne vincerà di tecnici, ma quest'anno c'è "Avatar", quindi no).
Dal punto di vista prettamente musicale (senza fare inutili accostamenti con il film di Fellini, di cui questo non vuole essere assolutamente una sorta di remake), il livello è ineccepibile per quanto riguarda livello vocale, coreografie, costumi, fotografia e direzione artistica.
Il tutto però rimane freddo (tranne qualche exploit come "Be Italian"), scostante e scollegato: la trama ed i numeri musicali (frutto dell'immaginazione di Day-Lewis/Guido Contini come in "Chicago" fu per Zellweger/Roxie Hart) sono due entità involontariamente disgiunte (nonostante l'ottimo montaggio), dando un senso di smarrimento e fatica.
Chi non ama particolarmente il genere, non troverà qui un degno veicolo di ripensamento, chi lo ama alla follia (come il sottoscritto) troverà una forzatura nei meccanismi di amalgama, che non dovrebbe sussistere in un musical che si rispetti. Manca quindi l'entusiasmo, la scintilla, il valore aggiunto che fanno la differenza tra un esercizio di stile ed un film perfettamente riuscito.
La sensazione generale è la solita delle opere prive di picchi, ci si chiede: "ma quando inizia veramente il film?"; il che, per la mia opinione, è anche peggio di una pellicola brutta e basta.
Gli exploit, dicevamo, sono pochi, e tutti da chi non ti aspetti: Fergie regala forse la scena più forte dal punto di vista canoro ed emotivo. La sua "Be Italian", canzone portante del musical originale, viene resa al meglio dalla sua figura prosperosa e dal corpo di ballo color rosso sangue. Per un attimo la passione e l'esplosione dei sensi riescono a raggiungere lo spettatore.
Peccato per Nicole Kidman, "relegata" al ruolo di algida diva fugace: i suoi minuti sullo schermo si contano sulle dita di una mano. Lo stesso discorso vale per Kate Hudson, il cui personaggio è stato inserito appositamente per il film: piuttosto inutilmente, va detto, anche se la sua "Cinema Italiano" è piacevolissima.
Più presenti Penélope Cruz e Judi Dench, ma neanche a loro viene resa la giustizia che meritano. Per quanto riguarda l'attrice spagnola, il suo ruolo è senza dubbio uno dei più azzeccati, ma come per il resto del cast avremmo voluto vederla utilizzata in modo migliore.
Anche Daniel Day-Lewis, assoluto protagonista, fascinoso e convincente come sempre, appare però a tratti sottotono (volutamente?), restituendo bene il suo smarrimento artistico ed esistenziale, ma non addentrandosi completamente all'interno del subconscio di Guido Contini, con la conseguenza che non ci identifichiamo totalmente né con lui né con i suoi problemi.
La figura di Sophia Loren, devastata dalla chirurgia plastica, appare pleonastica e a tratti patetica, mentre un plauso senza se e senza ma (l'unico a mio modo di vedere) va alla magnifica Marion Cotillard, la sola che riesce ad elevarsi dallo statico scenario che la circonda e a lasciare davvero un segno. Moglie sofferente e tradita, si trasforma in provocante donna in cerca di riscatto nel sensazionale numero "Take it all", provando che l'Oscar vinto due anni fa non è stato un caso isolato.
Morale della favola (musicale): da vedere per gli amanti del genere, ma un'occasione sprecata. Peccato.
LA BELLA E LA BESTIA.
Magico, emozionante, sontuoso e magnifico. Non ci sono abbastanza aggettivi per definire il musical tratto dal più bel cartone Disney.
Uno spettacolo teatrale perfettamente realizzato, interpretato e diretto, così come dovrebbe essere una rappresentazione che si rispetti. Nessuna sbavatura di sorta, attori tutti in parte e livelli altissimi nel canto e nel ballo.
Un'estasi per gli occhi e per il cuore, grazie alle canzoni senza tempo che ci fanno tornare bambini e sognare. Si ride, ci si commuove, ci si esalta. Finalmente anche in Italia si raggiungono i livelli di Broadway, grazie alla Stage Entertainment che regala arte ed intrattenimento in un binomio vincente. Un'esperienza da vivere.
E poiché non guasta mai, Gaston è proprio un bel manzo!!
Uno spettacolo teatrale perfettamente realizzato, interpretato e diretto, così come dovrebbe essere una rappresentazione che si rispetti. Nessuna sbavatura di sorta, attori tutti in parte e livelli altissimi nel canto e nel ballo.
Un'estasi per gli occhi e per il cuore, grazie alle canzoni senza tempo che ci fanno tornare bambini e sognare. Si ride, ci si commuove, ci si esalta. Finalmente anche in Italia si raggiungono i livelli di Broadway, grazie alla Stage Entertainment che regala arte ed intrattenimento in un binomio vincente. Un'esperienza da vivere.
E poiché non guasta mai, Gaston è proprio un bel manzo!!
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