domenica 7 settembre 2008

Un Giorno Perfetto



Va detto subito che questo certamente non è il migliore film di Ferzan Ozpetek.
Il regista turco di adozione italiana cambia decisamente rotta e stile con il suo settimo lungometraggio, girato in una Roma cupa e fredda.
Sin dalla prima inquadratura, è proprio l'atmosfera ciò che spiazza lo spettatore: un ambiente casalingo claustrofobico ed angosciante, agli antipodi dai colori e dai suoni vivaci e rassicuranti ai quali il cineasta ci aveva abituati con i suoi film precedenti. E lo stesso senso di straniamento lo si avverte per tutta la durata della pellicola.
Il motivo però c'è: per la prima volta il film non è un soggetto originale, ma è stato tratto dal libro "Un Giorno Perfetto" di Melania Mazzucco (non ho letto il libro, ma pare che l'adattamento non sia stato perfettamente fedele).

I toni da noir a tinte forti sembrano però, a prima vista, un terreno familiare per Ozpetek: la regia è asciutta quanto basta nella prima parte, fatta di lunghi silenzi, primi piani viscerali e poche concessioni all'ironia che contraddistingue buona parte delle sue storie (gli unici momenti distensivi sono affidati alla grazia di Stefania Sandrelli, perfettamente in parte, anche se poco sfruttata).
Con sapienza stilistica (la fotografia dai colori freddi, volutamente "distaccata") e narrativa, Ozpetek riesce ad oliare perfettamente tutti gli ingranaggi della sceneggiatura (scritta a quattro mani con l'inseparabile Sandro Petraglia), incastrando bene le varie storie che si intersecano tra di loro in 24 ore, aiutato da un cast come al solito in stato di grazia (resta il miglior direttore di attori al momento in Italia, a mio avviso): Valerio Mastandrea è semplicemente mostruoso, accettando un ruolo distante anni luce dai suoi usuali, dimostra di essere superbo anche in una veste estremamente drammatica; Isabella Ferrari convince soprattutto per intensità espressiva, inquietudine e procacità dolente (la scena dello stupro è meno disturbante di quanto si pensi, anche se molto forte); una ritrovata Monica Guerritore (con il ruolo che nel libro era di un insegnante gay) è efficace ed i suoi silenzi valgono più di mille parole, anche se, come la Sandrelli, avremmo voluto per lei più spazio. Una bella scoperta è invece Nicole Grimaudo, intensa e spontanea: a lei spetta una delle scene più belle ed emozionanti del film, quando vede il suo triplice ritratto nel magazzino del suo amore segreto (Federico Costantini, ribelle taciturno). Affascinanti anche i camei di tre fantastiche attrici: Milena Vukotic, la fedele Serra Yilmaz e la straordinaria Angela Finocchiaro (quasi un angelo custode che attraversa le vite di tutti i personaggi).
Ma se il cast è perfetto, il grande difetto del film è proprio quello di non riuscire pienamente ad emozionare il pubblico o a renderlo empaticamente vicino ai personaggi.
Dando purtroppo poco spazio alle storie satellite e tralasciando importanti dettagli (l'uomo al telefono con il personaggio della Guerritore, la storia "incompiuta" tra Maja/Grimaudo e Aris/Costantini), il regista traccia quasi superficialmente un racconto estremamente drammatico ma che, nonostante un tragico finale, non sconvolge per immedesimazione quanto il precedente "Saturno Contro".
Quasi avesse paura di andare in profondità e di non voler rischiare troppo (a dispetto dei primi piani scrutatori dell'anima), l'introspezione dei personaggi a volte risulta forzata e, soprattutto nella seconda parte, eccessivamente didascalica (forse a causa dell'origine letteraria dell'opera).
Il segno distintivo della ditta Ozpetek, in ogni caso, è presente anche stavolta: la straordinaria attenzione rivolta alla colonna sonora, curata come sempre da Andrea Guerra. Struggenti e suggestive, le musiche tracciano nuovamente il leit motiv del film, ricreando un'atmosfera di predestinazione, ma anche di calore, a tratti. Bellissimo il pezzo presente durante i titoli di coda: "Un Altro Cielo" dell'esordiente Ermanno Giove (sarà un altro effetto "Remedios"?).
In conclusione, sicuramente un film apprezzabile, ma che lascerà interdetti soprattutto coloro che hanno letto ed amato il libro e quelli che avevano ammirato l'Ozpetek precedente.
Ci si aspettava sicuramente di più da un regista come lui, che in 11 anni non ha mai sbagliato un colpo (a mio giudizio, anche se con qualche pecca, "Cuore Sacro" era comunque un film riuscito), ma che, trovandosi forse in un contesto non propriamente suo, non è riuscito ad arrivare al cuore e a regalarci quell'emozione violenta e genuina che trasuda ogni sua opera.

1 commento:

Anonimo ha detto...

vabbè non ho letto perché magari c'è qualche SPOILER... però mi sembra di capire che non sia bello... lo vedrò e ti faccio sapere