Premessa.
Generalmente sono una persona equilibrata e raziocinante (ho anche smesso di fumare da più di un mese).
Non sono uso a compiere azioni azzardate (nella norma), e se lo faccio sono capace di rimuginarci sopra per più di un quinquennio (nonna se hai da obiettare TI UCCIDO).
Detto ciò, le VACANZE ROMANE improvvisate nel giro di un quarto d'ora sono state la cosa più bella (finora) di questa calda calda calda estate.
Ma andiamo con ordine.
Giovedì 7, ore 16.30: inaspettato come una canzone sintatticamente corretta della Tatangelo, svegliandomi dal torpore semi-sahariano della costa sud-occidentale siciliana, arriva l'sms di un euforico Davide che mi comunica la sua decisione di partire per andare a vedere i CLUSTER a Roma la sera successiva (dopo vari tira e molla, ripensamenti e cocenti delusioni). Ancora annebbiato dal sonno, telefono immediatamente al locutore del messaggio, e in preda ad una sorta di incosciente eccitazione (aumentata dopo aver scoperto come risparmiare sul viaggio, anche se poi alla fine non è che sia stata questa grande idea...), decido in 2 minuti secondi, senza dare ascolto alla vocina (ovviamente ancora intaccata dalla cadenza del luogo) che mi sussurrava: "MA CCHI SII SCIMUNITO?", di diventare Annie Wilkes II (dopo nonna, chiaro) per un giorno e raggiungere la capitale.
Venerdì 8, ore 10.30: il volo Trapani-Pisa atterra al Galileo Galilei, e dopo aver fatto 20 minuti di fila dietro ad una ragazza sponsor vivente delle borse Louis Vuitton (stile Karen Walker alla dogana con Rosario), che doveva cambiare tipo 14 treni per arrivare chissà dove, riesco a prendere il treno per arrivare a Pisa Centrale, riabbracciare Davide (in stato comatoso dopo avventure libertine a S.Vincenzo), acquistare il biglietto dalla cassiera muta con l'indice presuntuoso, comprare cibarie varie (i celeberrimi sandwiches Gulliver e Vasco De Gama, prelibatissimi) e col mio trolley Carpisa trascinato per ogni dove, salire sul regionale delle 11.45 per Roma Termini. E sì che si risparmia, ma cosa sono alla fine 20 euro in più in confronto a 4 ore di viaggio senza aria condizionata, finestrini aperti di cui l'unica utilità è far svolazzare le tendine blu lerce sulla tua testa, gambe indolenzite e sfacciate girovaghe con zaini extra-large da campeggio perenne che ti chiedono se "possono sedersi sul tuo bracciolo" e intanto sbirciano la puntata di X Factor che io e Davide guardavamo sul suo pc (pregustando lo show della sera), stile avvoltoi sulla spalliera.
Comunque il viaggio si può dire sia stato anche piacevole: già all'inizio, quando Davide versione "FACCHINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!", prestante ed atletico gentleman, si offre volontario ad un gruppo di oche inglesi per sistemare le loro valigie formato baule del Mago Silvan sugli appositi ripiani, fino ai racconti spezzini di chiome fluenti, nasi importanti, stelle cadenti e squallidi ammiccamenti, le ore passano velocemente.
Catapultati nella bolgia capitolina, saggiamo subito la veracità romanesca grazie alla zia di Davide, Beatrice a.k.a. Beba (che quando parlava a me pareva identica a Francesca Reggiani), ex ballerina in vari ed importanti show televisivi fine anni '80-inizio anni '90 (quella della pizza al Grande Gioco Dell'Oca, mi dicono). Nel suo negozio di scarpe assistiamo ad una scena che poteva benissimo esser tratta da un film di Verdone: una vecchia megera di blu vestita, con indosso una tunica stile santone e con ai piedi calzini di lana e un paio di sandali neri che probabilmente usavano durante il dopoguerra (tutto questo con 42°C all'ombra) entra nel negozio nonostante gli scongiuri di Beba. L'assurda cartapecora era anche inglese, e qui si consuma un dialogo surreale che mescola il British English, il romanesco, un po' di francese e delle parole mai sentite... DA FLEBO! La compiacente signora ("I appreciate it!") è anche tirchiona e non vuole spendere più di 40€ per avere dei sandali orrendi di velcro, uguali per giunta a quelli che già indossa (si vede che la moda del 1942 prima o poi va rinnovata), e così la povera Beba deve rovistare nel magazzino una mezz'ora buona per trovare ciò che nessuno sano di mente penso abbia mai il coraggio di indossare in pubblico.
Dopo aver riso internamente, raggiungiamo finalmente il nostro alloggio gentilmente concesso dallo zio di Davide. Tale sistemazione era in realtà uno scantinato con annesse stanze adibite a sale prove per una oscena band heavy metal, appestate da una puzza di pipì sconcertante. Per fortuna la camera da letto ed il bagno erano decenti (nonostante la mancanza di ossigeno e la polvere che si raccattava con un badile), anzi oserei dire pittoreschi: presentavano l'amenità di un loculo/rifugio anti-atomico e l'ermetismo claustrofobico di una stanza utilizzata dalla STASI. Un'esperienza indimenticabile soprattutto per il lavello delle stoviglie al posto del lavandino, per gli avvisi scritti sparsi ovunque ("il wc deve essere pulito", "l'inadempienza del gruppo precedente dovrà essere fatta presente dal gruppo successivo") e per l'asse del water girovaga. Ma ciò andava più che bene per noi: la stanchezza a causa del viaggio, l'eccitazione per essere a Roma e l'euforia per il concerto che si appropinquava ci rendevano entusiasti ed ottimisti per qualsiasi cosa... e poi Davide aveva portato l'anti-acari super concentrato!
Un ulteriore vantaggio dell'alloggio/bunker era la prossimità (oltre a Villa Ada) a quella che a mio modesto parere è la gelateria non solo più buona di Roma, ma dell'intero stivale: Lanzellotto, questo il nome, sforna gelati che non sono gelati, ma super concentrati di frutta direttamente trasformati in gustose palline di freddo paradiso, senza alcuna aggiunta di coloranti (per intendersi, il gusto BANANA non era giallo, ma del vero colore della banana sbucciata). In due giorni di soggiorno abbiamo saccheggiato e provato qualsiasi gusto, dalla pregevolissima ANGURIA, alla ricercata UVA FRAGOLA, al superbo LIMONE (che sembrava granita siciliana, e qui ho detto tutto) fino all'eccezionale FICHI. Una goduria unica, è stato davvero il leit motiv del soggiorno romano.
Il concerto a Villa Ada è stato preceduto da una deliziosa cena tipicamente indiana (ma che s'è magnato e basta??), grazie alla quale ho scoperto i favolosi FELAFEL ai ceci, etnici al punto giusto, una vera bontà! Il tutto accompagnato in fondo da una macedonia che Davide ha trangugiato in maniera subdolamente zoccolesca (le foto sono lì a dimostrarlo), forse già con l'ormone in fibrillazione per l'imminente incontro con il suo Greek Idol, Nico dei Cluster (sì, quello strabico). Incontro doppio per giunta, dal momento che l'appostamento stile Fabrizio Corona dei poveri, avvenuto poco prima che i 5 ragazzi salissero sul palco, ha dato i frutti sperati: Davide Nico ha parlato con Nico Nastos sia prima che dopo il concerto... e che concerto!
Conoscendo già il repertorio abbastanza bene, abbiamo potuto assaporare con maggior partecipazione ogni virgola, accento, sensazione ed emozione tra le note, ogni colore e tonalità che rendono i Cluster unici nel loro genere. Solo chi ha provato può capire. Sicuramente questa è stata la migliore esibizione delle tre alle quali abbiamo assistito. Anche perché stavolta Erik ha potuto esporci al pubblico ludibrio additandoci come pazzi che li seguono ovunque. Ma era felice, lo sappiamo. Leggermente sottotono "Il Pescatore", divina come sempre "Enjoy the silence", strepitosi i 3 BIS: "Hallelluja" di Jeff Buckley, "Duck Tales Theme" (ormai eravamo in piedi alle transenne, sognanti e sull'orlo di un orgasmo cerebrale) e "Time After Time" di Cindy Lauper. Senza parole.
Insieme ad Alessia, la fondatrice del Fanclub, abbiamo assistito alla conferma di cinque assoluti talenti (come se ce ne fosse bisogno) e successivamente ci siamo intrattenuti con Erik, sempre piacione e logorroico, e con Nico, per l'ulteriore gioia, gaudio e tripudio di Davide, che ha scoperto sul suo conto, nell'ordine: in cosa si è laureato, dove abita, dove fa i suoi esercizi acrobatici, come stava la sua gamba, che non sa dove sia Pistoia, che non sa modulare bene le parole ("ma non perché è mezzo greco, perché è matto!" IPSE DIXIT), che ha troppi peli, che rasato sta molto meglio, che la prossima volta la maglietta te la porto assolutamente. In tutto ciò, si è scordato di chiedergli il contatto MSN (a quel punto anche alla richiesta del numero di C/C e della taglia degli slip quello avrebbe risposto con accondiscendenza). Ma si sa, il timore reverenziale è troppo forte! La prossima volta andrà meglio, tanto di questo passo diventeremo i loro: promoter ufficiali, addetti stampa e leva/metti cappotto (non so in quale ordine, fate voi).
sabato 9, ore 9.30: suona la sveglia (per inciso, odierò per sempre il motivetto di quella suoneria).
sabato 9, ore 12: ci alziamo e partiamo per il centro, armati di cappello, fotocamera e spirito turistico che in confronto i giapponesi ci fanno una pippa.
Scendiamo in un punto qualsiasi e senza rendercene conto in 2 minuti siamo in Piazza di Spagna (ma prima siamo passati davanti al mitico Salone Margherita che ha ospitato per tanti anni il Bagaglino... la posa Aida Yespica non mi è venuta però! Momento trash:FATTO!).
La fontana della Barcaccia è gremita come I Gigli a Natale, quindi ne approfittiamo per fare qualche foto, riempire le bottiglie d'acqua e notare come al solito che nessuno come il Giappone aiuta a risanare la nostra economia stagnante.
Via Dei Condotti è un tour nel paradiso delle checche: ci immortaliamo davanti alle vetrine delle grandi firme come se fossero monumenti storici, da Gucci (ci pare di aver sentito un piuttosto che) a Prada, da Valentino a Louis Vuitton, da Fendi a Swaroski fino a Jimmy Choo. Un'estasi per gli occhi i vari "uscieri" di ogni negozio, che si susseguivano perfettamente tempestivi come i vari strati di una torta Sacher, ad ogni porta un gusto diverso, ma tutti ASSOLUTAMENTE appaganti e prelibati, forti ed intensi! Plauso speciale a quello di Burberry, Manzo di Origine Controllata, allevato in pascoli pregiati e redditizi. Altro che Simmenthal.
Entrati da Goldenpoint per comprare il regalo a Carmen, siamo accolti dal Best Of Ambra, evidentemente. La sigla di "Non è La Rai" e soprattutto "T'Appartengo" rendono ancora più camp una scena già abbastanza queer di per sé: il commesso sfranta che ci impacchetta il completo intimo sexy e canticchia tutta la canzone a memoria (come noi del resto).
Da lì proseguiamo per Piazza del Popolo, dove osserviamo due specie umane molto interessanti, che rimangono nel loro branco per tutta la vita: gli Emo e i Punk. Proseguiamo per la salita dove ci attende una vista mozzafiato di Roma, e poi avanti fino al Parco del Pincio, nel quale è stato intitolato un Largo a Marcello Mastroianni (e precedentemente avevamo visto una Via chiamata Boncompagni, ma spero non sia lo stesso che stava al di là dell'auricolare di Ambra).
Attraverso una via sotterranea tipo metropolitana a piedi risbuchiamo in Piazza di Spagna e pranziamo (alle 16.30) nel primo McDonald's italiano, costruito nel lontano 1986.
In seguito ci sgamiamo alla grande con le foto sulle scalinate di Trinità dei Monti, in onore di Supermodelo e del grande (??) Valerio Pino. Altro che Naomi ed Eva. "Ma che eravamo troppo espliciti????"... MA NOOOOOOOOOOOO!!! E poi mica stiamo a fare l'InterRail!!
Alla Fontana di Trevi ci aspetta il quintuplo della bolgia di Piazza di Spagna. Dopo la parentesi rossa, l'acqua è tornata zampillante e limpida come prima. Suggestiva, ma davvero troppe persone.
Sulla via del ritorno alcune turiste ci chiedono indicazioni su dove fossero le fantomatiche "SPANISH STEPS", e solo dopo alcuni gesti capiamo che si riferivano alla scalinata di Trinità dei Monti... che si chiamassero scalini spagnoli dovevamo ancora scoprirlo! Ma come mai gli iberici dopo i natali di Cristoforo Colombo ci devono fregare anche la passerella di Donna Sotto le Stelle??? (che comunque non capirò mai perché non la fanno più)
Meno male che Davide mi riporta alla realtà parlando del Brunelleschi: raccontandomi dell'aneddoto della porta bronzea del Battistero a Firenze e della disfida con Ghiberti, mi tira fuori il termine FORMELLA POLIGLOBULATA come se stesse parlando di quello che aveva mangiato a pranzo... ovviamente lo lascio lì a scrivere cartoline e me ne vado.
Distrutti, torniamo all'accogliente alloggio e decidiamo che del Gay Village non se ne fa nulla (anche perché 13 € di entrata ANCHE NO), ripiegando su una camminata verso Villa Ada e su di un'ottima pizza gustata al chiosco della sosia ufficiale (o era la mamma?) di Sara Varone, che mi fa il resto contenta di tutti gli SPICCETTI che le avevo dato.
Morale della favola: anche Valerio, dopo aver visto il nostro abbigliamento da turisti, ci definisce Friendly, fugando tutti i dubbi che avevamo su ipotetici fraintendimenti.
Alla prossima Nonna!
Generalmente sono una persona equilibrata e raziocinante (ho anche smesso di fumare da più di un mese).
Non sono uso a compiere azioni azzardate (nella norma), e se lo faccio sono capace di rimuginarci sopra per più di un quinquennio (nonna se hai da obiettare TI UCCIDO).
Detto ciò, le VACANZE ROMANE improvvisate nel giro di un quarto d'ora sono state la cosa più bella (finora) di questa calda calda calda estate.
Ma andiamo con ordine.
Giovedì 7, ore 16.30: inaspettato come una canzone sintatticamente corretta della Tatangelo, svegliandomi dal torpore semi-sahariano della costa sud-occidentale siciliana, arriva l'sms di un euforico Davide che mi comunica la sua decisione di partire per andare a vedere i CLUSTER a Roma la sera successiva (dopo vari tira e molla, ripensamenti e cocenti delusioni). Ancora annebbiato dal sonno, telefono immediatamente al locutore del messaggio, e in preda ad una sorta di incosciente eccitazione (aumentata dopo aver scoperto come risparmiare sul viaggio, anche se poi alla fine non è che sia stata questa grande idea...), decido in 2 minuti secondi, senza dare ascolto alla vocina (ovviamente ancora intaccata dalla cadenza del luogo) che mi sussurrava: "MA CCHI SII SCIMUNITO?", di diventare Annie Wilkes II (dopo nonna, chiaro) per un giorno e raggiungere la capitale.
Venerdì 8, ore 10.30: il volo Trapani-Pisa atterra al Galileo Galilei, e dopo aver fatto 20 minuti di fila dietro ad una ragazza sponsor vivente delle borse Louis Vuitton (stile Karen Walker alla dogana con Rosario), che doveva cambiare tipo 14 treni per arrivare chissà dove, riesco a prendere il treno per arrivare a Pisa Centrale, riabbracciare Davide (in stato comatoso dopo avventure libertine a S.Vincenzo), acquistare il biglietto dalla cassiera muta con l'indice presuntuoso, comprare cibarie varie (i celeberrimi sandwiches Gulliver e Vasco De Gama, prelibatissimi) e col mio trolley Carpisa trascinato per ogni dove, salire sul regionale delle 11.45 per Roma Termini. E sì che si risparmia, ma cosa sono alla fine 20 euro in più in confronto a 4 ore di viaggio senza aria condizionata, finestrini aperti di cui l'unica utilità è far svolazzare le tendine blu lerce sulla tua testa, gambe indolenzite e sfacciate girovaghe con zaini extra-large da campeggio perenne che ti chiedono se "possono sedersi sul tuo bracciolo" e intanto sbirciano la puntata di X Factor che io e Davide guardavamo sul suo pc (pregustando lo show della sera), stile avvoltoi sulla spalliera.
Comunque il viaggio si può dire sia stato anche piacevole: già all'inizio, quando Davide versione "FACCHINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!", prestante ed atletico gentleman, si offre volontario ad un gruppo di oche inglesi per sistemare le loro valigie formato baule del Mago Silvan sugli appositi ripiani, fino ai racconti spezzini di chiome fluenti, nasi importanti, stelle cadenti e squallidi ammiccamenti, le ore passano velocemente.
Catapultati nella bolgia capitolina, saggiamo subito la veracità romanesca grazie alla zia di Davide, Beatrice a.k.a. Beba (che quando parlava a me pareva identica a Francesca Reggiani), ex ballerina in vari ed importanti show televisivi fine anni '80-inizio anni '90 (quella della pizza al Grande Gioco Dell'Oca, mi dicono). Nel suo negozio di scarpe assistiamo ad una scena che poteva benissimo esser tratta da un film di Verdone: una vecchia megera di blu vestita, con indosso una tunica stile santone e con ai piedi calzini di lana e un paio di sandali neri che probabilmente usavano durante il dopoguerra (tutto questo con 42°C all'ombra) entra nel negozio nonostante gli scongiuri di Beba. L'assurda cartapecora era anche inglese, e qui si consuma un dialogo surreale che mescola il British English, il romanesco, un po' di francese e delle parole mai sentite... DA FLEBO! La compiacente signora ("I appreciate it!") è anche tirchiona e non vuole spendere più di 40€ per avere dei sandali orrendi di velcro, uguali per giunta a quelli che già indossa (si vede che la moda del 1942 prima o poi va rinnovata), e così la povera Beba deve rovistare nel magazzino una mezz'ora buona per trovare ciò che nessuno sano di mente penso abbia mai il coraggio di indossare in pubblico.
Dopo aver riso internamente, raggiungiamo finalmente il nostro alloggio gentilmente concesso dallo zio di Davide. Tale sistemazione era in realtà uno scantinato con annesse stanze adibite a sale prove per una oscena band heavy metal, appestate da una puzza di pipì sconcertante. Per fortuna la camera da letto ed il bagno erano decenti (nonostante la mancanza di ossigeno e la polvere che si raccattava con un badile), anzi oserei dire pittoreschi: presentavano l'amenità di un loculo/rifugio anti-atomico e l'ermetismo claustrofobico di una stanza utilizzata dalla STASI. Un'esperienza indimenticabile soprattutto per il lavello delle stoviglie al posto del lavandino, per gli avvisi scritti sparsi ovunque ("il wc deve essere pulito", "l'inadempienza del gruppo precedente dovrà essere fatta presente dal gruppo successivo") e per l'asse del water girovaga. Ma ciò andava più che bene per noi: la stanchezza a causa del viaggio, l'eccitazione per essere a Roma e l'euforia per il concerto che si appropinquava ci rendevano entusiasti ed ottimisti per qualsiasi cosa... e poi Davide aveva portato l'anti-acari super concentrato!
Un ulteriore vantaggio dell'alloggio/bunker era la prossimità (oltre a Villa Ada) a quella che a mio modesto parere è la gelateria non solo più buona di Roma, ma dell'intero stivale: Lanzellotto, questo il nome, sforna gelati che non sono gelati, ma super concentrati di frutta direttamente trasformati in gustose palline di freddo paradiso, senza alcuna aggiunta di coloranti (per intendersi, il gusto BANANA non era giallo, ma del vero colore della banana sbucciata). In due giorni di soggiorno abbiamo saccheggiato e provato qualsiasi gusto, dalla pregevolissima ANGURIA, alla ricercata UVA FRAGOLA, al superbo LIMONE (che sembrava granita siciliana, e qui ho detto tutto) fino all'eccezionale FICHI. Una goduria unica, è stato davvero il leit motiv del soggiorno romano.
Il concerto a Villa Ada è stato preceduto da una deliziosa cena tipicamente indiana (ma che s'è magnato e basta??), grazie alla quale ho scoperto i favolosi FELAFEL ai ceci, etnici al punto giusto, una vera bontà! Il tutto accompagnato in fondo da una macedonia che Davide ha trangugiato in maniera subdolamente zoccolesca (le foto sono lì a dimostrarlo), forse già con l'ormone in fibrillazione per l'imminente incontro con il suo Greek Idol, Nico dei Cluster (sì, quello strabico). Incontro doppio per giunta, dal momento che l'appostamento stile Fabrizio Corona dei poveri, avvenuto poco prima che i 5 ragazzi salissero sul palco, ha dato i frutti sperati: Davide Nico ha parlato con Nico Nastos sia prima che dopo il concerto... e che concerto!
Conoscendo già il repertorio abbastanza bene, abbiamo potuto assaporare con maggior partecipazione ogni virgola, accento, sensazione ed emozione tra le note, ogni colore e tonalità che rendono i Cluster unici nel loro genere. Solo chi ha provato può capire. Sicuramente questa è stata la migliore esibizione delle tre alle quali abbiamo assistito. Anche perché stavolta Erik ha potuto esporci al pubblico ludibrio additandoci come pazzi che li seguono ovunque. Ma era felice, lo sappiamo. Leggermente sottotono "Il Pescatore", divina come sempre "Enjoy the silence", strepitosi i 3 BIS: "Hallelluja" di Jeff Buckley, "Duck Tales Theme" (ormai eravamo in piedi alle transenne, sognanti e sull'orlo di un orgasmo cerebrale) e "Time After Time" di Cindy Lauper. Senza parole.
Insieme ad Alessia, la fondatrice del Fanclub, abbiamo assistito alla conferma di cinque assoluti talenti (come se ce ne fosse bisogno) e successivamente ci siamo intrattenuti con Erik, sempre piacione e logorroico, e con Nico, per l'ulteriore gioia, gaudio e tripudio di Davide, che ha scoperto sul suo conto, nell'ordine: in cosa si è laureato, dove abita, dove fa i suoi esercizi acrobatici, come stava la sua gamba, che non sa dove sia Pistoia, che non sa modulare bene le parole ("ma non perché è mezzo greco, perché è matto!" IPSE DIXIT), che ha troppi peli, che rasato sta molto meglio, che la prossima volta la maglietta te la porto assolutamente. In tutto ciò, si è scordato di chiedergli il contatto MSN (a quel punto anche alla richiesta del numero di C/C e della taglia degli slip quello avrebbe risposto con accondiscendenza). Ma si sa, il timore reverenziale è troppo forte! La prossima volta andrà meglio, tanto di questo passo diventeremo i loro: promoter ufficiali, addetti stampa e leva/metti cappotto (non so in quale ordine, fate voi).
sabato 9, ore 9.30: suona la sveglia (per inciso, odierò per sempre il motivetto di quella suoneria).
sabato 9, ore 12: ci alziamo e partiamo per il centro, armati di cappello, fotocamera e spirito turistico che in confronto i giapponesi ci fanno una pippa.
Scendiamo in un punto qualsiasi e senza rendercene conto in 2 minuti siamo in Piazza di Spagna (ma prima siamo passati davanti al mitico Salone Margherita che ha ospitato per tanti anni il Bagaglino... la posa Aida Yespica non mi è venuta però! Momento trash:FATTO!).
La fontana della Barcaccia è gremita come I Gigli a Natale, quindi ne approfittiamo per fare qualche foto, riempire le bottiglie d'acqua e notare come al solito che nessuno come il Giappone aiuta a risanare la nostra economia stagnante.
Via Dei Condotti è un tour nel paradiso delle checche: ci immortaliamo davanti alle vetrine delle grandi firme come se fossero monumenti storici, da Gucci (ci pare di aver sentito un piuttosto che) a Prada, da Valentino a Louis Vuitton, da Fendi a Swaroski fino a Jimmy Choo. Un'estasi per gli occhi i vari "uscieri" di ogni negozio, che si susseguivano perfettamente tempestivi come i vari strati di una torta Sacher, ad ogni porta un gusto diverso, ma tutti ASSOLUTAMENTE appaganti e prelibati, forti ed intensi! Plauso speciale a quello di Burberry, Manzo di Origine Controllata, allevato in pascoli pregiati e redditizi. Altro che Simmenthal.
Entrati da Goldenpoint per comprare il regalo a Carmen, siamo accolti dal Best Of Ambra, evidentemente. La sigla di "Non è La Rai" e soprattutto "T'Appartengo" rendono ancora più camp una scena già abbastanza queer di per sé: il commesso sfranta che ci impacchetta il completo intimo sexy e canticchia tutta la canzone a memoria (come noi del resto).
Da lì proseguiamo per Piazza del Popolo, dove osserviamo due specie umane molto interessanti, che rimangono nel loro branco per tutta la vita: gli Emo e i Punk. Proseguiamo per la salita dove ci attende una vista mozzafiato di Roma, e poi avanti fino al Parco del Pincio, nel quale è stato intitolato un Largo a Marcello Mastroianni (e precedentemente avevamo visto una Via chiamata Boncompagni, ma spero non sia lo stesso che stava al di là dell'auricolare di Ambra).
Attraverso una via sotterranea tipo metropolitana a piedi risbuchiamo in Piazza di Spagna e pranziamo (alle 16.30) nel primo McDonald's italiano, costruito nel lontano 1986.
In seguito ci sgamiamo alla grande con le foto sulle scalinate di Trinità dei Monti, in onore di Supermodelo e del grande (??) Valerio Pino. Altro che Naomi ed Eva. "Ma che eravamo troppo espliciti????"... MA NOOOOOOOOOOOO!!! E poi mica stiamo a fare l'InterRail!!
Alla Fontana di Trevi ci aspetta il quintuplo della bolgia di Piazza di Spagna. Dopo la parentesi rossa, l'acqua è tornata zampillante e limpida come prima. Suggestiva, ma davvero troppe persone.
Sulla via del ritorno alcune turiste ci chiedono indicazioni su dove fossero le fantomatiche "SPANISH STEPS", e solo dopo alcuni gesti capiamo che si riferivano alla scalinata di Trinità dei Monti... che si chiamassero scalini spagnoli dovevamo ancora scoprirlo! Ma come mai gli iberici dopo i natali di Cristoforo Colombo ci devono fregare anche la passerella di Donna Sotto le Stelle??? (che comunque non capirò mai perché non la fanno più)
Meno male che Davide mi riporta alla realtà parlando del Brunelleschi: raccontandomi dell'aneddoto della porta bronzea del Battistero a Firenze e della disfida con Ghiberti, mi tira fuori il termine FORMELLA POLIGLOBULATA come se stesse parlando di quello che aveva mangiato a pranzo... ovviamente lo lascio lì a scrivere cartoline e me ne vado.
Distrutti, torniamo all'accogliente alloggio e decidiamo che del Gay Village non se ne fa nulla (anche perché 13 € di entrata ANCHE NO), ripiegando su una camminata verso Villa Ada e su di un'ottima pizza gustata al chiosco della sosia ufficiale (o era la mamma?) di Sara Varone, che mi fa il resto contenta di tutti gli SPICCETTI che le avevo dato.
Morale della favola: anche Valerio, dopo aver visto il nostro abbigliamento da turisti, ci definisce Friendly, fugando tutti i dubbi che avevamo su ipotetici fraintendimenti.
Alla prossima Nonna!
1 commento:
WOOOOOOOOO non manca proprio niente in questa due giorni da ESAURIIIIIIIITEEE!! La signora pazza che vuole le scarpe uguali a quelle che ha già, il bunker rifugio sconfitto col mio prezioso anti-acari, IL GELATOOOOO STRABUONO, e il concerto mega la sera, ma come saranno buoni i FELAFEL?!?!?!
La gita a ROMA COMM'NA BBAMBINA Vaghiamo per i negozi e facciamo foto in quantità! bellissima giornata di sole, tra l'altro, e ottimo senso dell'orientamento, MA ERA LA FAME CHE CI GUIDAVA! "Scuuuusi dov'è il McDonald? perché nel garage parcheggio non lo abbiamo visto!" 0__o
Ancora gelato e poi gli spiccetti finali,,, le sette ore di viaggio da morire meno male esistono W&G
BOCCA - MONICA LEWINSKY!
Posta un commento