
Trasferta spagnola per Woody Allen, che, almeno sulla carta, tenta di dare una svolta "almodovariana" alla sua opera, abbandonando le atmosfere grigie e piovose di Londra ed immergendosi completamente nei sapori, nei colori accesi, nell'ebbrezza e nella cultura catalana.
Due facce di una stessa medaglia, le turiste americane Vicky e Cristina rappresentano gli archetipi classici del modo di vivere l'amore: razionale e pianificatrice una, impulsiva e romantica l'altra. Il soggiorno estivo a Barcellona porterà scompiglio nelle loro vite ed incrinerà le certezze (e le "sicure" incertezze) di entrambe.
Esplorando le dinamiche attraverso le quali l'animo umano opera di fronte a situazioni imprevedibili, il film ci pone di fronte a personaggi interessanti, a dialoghi dall'impronta alleniana inconfondibile accompagnati da litri di vino e ad una Barcellona da cartolina. Forse troppo.
Ovviamente la prospettiva che si vuol dare è quella di due turiste, ma si ha l'impressione che il tutto sia troppo forzato (il governo catalano ha investito molto in questo film, la pubblicità e l'impatto che ne derivano sono di enorme portata) inficiando il risultato finale: quello di emozionare nel profondo. Il regista ci riesce a metà: nonostante le atmosfere lussureggianti (e lussuriose), le chitarre e la Sagrada Familia, la passione vacilla ed il ritmo da commedia brillante è fin troppo rilassato.
Buone prove dalle attrici protagoniste, Rebecca Hall (interessante promessa) e Scarlett Johansson, ormai a suo agio nelle mani di Allen (già alla terza prova con l'attrice) e nei panni di ragazza smaliziata, in cerca di qualcosa dalla vita, sognatrice e passionale (anche se la vorremmo vedere sperimentare di più). Tuttavia lasciano il segno coloro che giocano in casa: Javier Bardem, dotato di un fascino penetrante anche con lo sguardo malinconico di chi ha perso per sempre l'amore della sua vita, e soprattutto Penélope Cruz.
La sua María Elena (che entra in scena dopo circa 45 minuti) porta il film ad un livello superiore, dando una marcia in più alla narrazione con quella scintilla che mancava. Lunatica, pazza di gelosia, in preda a turbe isteriche e ad istinti suicidi, rende il ménage à trois artistico-erotico che si instaura con Juan Antonio/Bardem e Cristina/Johansson intrigante, istintivo, folle e sanguigno (assistiamo anche ad un bacio saffico, molto pubblicizzato ovviamente, alla fine naturale senza essere trasgressivo a tutti i costi).
L'analisi dei rapporti amorosi, che siano borghesi e middle-class o bohémien, in definitiva non graffia abbastanza, dando l'impressione che a questo giro Woody abbia messo da parte il vetriolo e la linea dissacrante che l'hanno contraddistinto molte volte.
Poteva rischiare di più, anche se in fondo il film è godibile e regala dei momenti pregevoli ed accattivanti (i dialoghi tra Cruz e Bardem su tutti).
Pleonastica ed irritante la voce narrante fuori campo.
Da recuperare la canzone "Barcelona", cantata da Giulia & Los Tellarini, che ricorre per quasi tutta la pellicola.
Due facce di una stessa medaglia, le turiste americane Vicky e Cristina rappresentano gli archetipi classici del modo di vivere l'amore: razionale e pianificatrice una, impulsiva e romantica l'altra. Il soggiorno estivo a Barcellona porterà scompiglio nelle loro vite ed incrinerà le certezze (e le "sicure" incertezze) di entrambe.
Esplorando le dinamiche attraverso le quali l'animo umano opera di fronte a situazioni imprevedibili, il film ci pone di fronte a personaggi interessanti, a dialoghi dall'impronta alleniana inconfondibile accompagnati da litri di vino e ad una Barcellona da cartolina. Forse troppo.
Ovviamente la prospettiva che si vuol dare è quella di due turiste, ma si ha l'impressione che il tutto sia troppo forzato (il governo catalano ha investito molto in questo film, la pubblicità e l'impatto che ne derivano sono di enorme portata) inficiando il risultato finale: quello di emozionare nel profondo. Il regista ci riesce a metà: nonostante le atmosfere lussureggianti (e lussuriose), le chitarre e la Sagrada Familia, la passione vacilla ed il ritmo da commedia brillante è fin troppo rilassato.
Buone prove dalle attrici protagoniste, Rebecca Hall (interessante promessa) e Scarlett Johansson, ormai a suo agio nelle mani di Allen (già alla terza prova con l'attrice) e nei panni di ragazza smaliziata, in cerca di qualcosa dalla vita, sognatrice e passionale (anche se la vorremmo vedere sperimentare di più). Tuttavia lasciano il segno coloro che giocano in casa: Javier Bardem, dotato di un fascino penetrante anche con lo sguardo malinconico di chi ha perso per sempre l'amore della sua vita, e soprattutto Penélope Cruz.
La sua María Elena (che entra in scena dopo circa 45 minuti) porta il film ad un livello superiore, dando una marcia in più alla narrazione con quella scintilla che mancava. Lunatica, pazza di gelosia, in preda a turbe isteriche e ad istinti suicidi, rende il ménage à trois artistico-erotico che si instaura con Juan Antonio/Bardem e Cristina/Johansson intrigante, istintivo, folle e sanguigno (assistiamo anche ad un bacio saffico, molto pubblicizzato ovviamente, alla fine naturale senza essere trasgressivo a tutti i costi).
L'analisi dei rapporti amorosi, che siano borghesi e middle-class o bohémien, in definitiva non graffia abbastanza, dando l'impressione che a questo giro Woody abbia messo da parte il vetriolo e la linea dissacrante che l'hanno contraddistinto molte volte.
Poteva rischiare di più, anche se in fondo il film è godibile e regala dei momenti pregevoli ed accattivanti (i dialoghi tra Cruz e Bardem su tutti).
Pleonastica ed irritante la voce narrante fuori campo.
Da recuperare la canzone "Barcelona", cantata da Giulia & Los Tellarini, che ricorre per quasi tutta la pellicola.
2 commenti:
caccia quell'accento su eléna che proprio non ci sta. :-)
X_X ouch!!
Posta un commento