martedì 31 agosto 2010

The Good Wife


Iniziato lo scorso anno in USA, ottimo riscontro di pubblico e di critica e vari premi per la protagonista Julianna Margulies (Golden Globe, Screen Actors Guild e una nomination agli Emmy), "The Good Wife" è un solido ed avvincente dramma legale, dallo script serrato e con eccellenti performance da parte di tutto il cast, in primis l'indimenticata infermiera Carol di "E.R.", qui nei panni di Alice Florrick, moglie e madre devota, travolta da uno scandalo sessuale che coinvolge il marito (Chris Noth, il Mr.Big di "Sex and the City") e la costringe a rivestire i panni, smessi 13 anni prima, di avvocato.
Avendo visto solo la puntata pilota, le premesse sono notevoli.
Grande importanza alle vicende giudiziarie ma anche alla sfera privata ed affettiva della protagonista, personaggio femminile di raro spessore a cui la Margulies dona sensibilità e ai telespettatori istantanea identificazione ed empatia.
Non manca nemmeno la stronza di turno, la mitica Christine Baranski (non nuova a questo tipo di ruoli), qui nei panni della rigida mentore/arpia di Alice, mentre Archie Panjabi (fresca vincitrice di un Emmy per questo ruolo) interpreta un'enigmatica e tosta investigatrice.
Da settembre anche su RaiDue.


Far Wisteria

Uno dei più bei promo di "Desperate Housewives": quello che anticipa la settima stagione è davvero coi fiocchi, stiloso e "cazzuto" come nella migliore tradizione dello show.
Speriamo che non tradisca le aspettative.
Nel frattempo gustiamoci le immagini con una nuova protagonista d'eccezione, pronta a dare filo da torcere alle casalinghe più famose della tv (e alla loro stella splendente), che si preannuncia ancor più succosa e bitch della compianta (ma non troppo) Edie Britt.


lunedì 30 agosto 2010

And The Emmy Goes To...


Novità e conferme.
La 62esima edizione degli Emmy Awards ha visto trionfare, nella categoria Drama, per il terzo anno consecutivo (sic!) la serie "Mad Men", nonostante nessuno dei 5 attori nominati (tra protagonisti e non) sia riuscito a vincere.
Hanno infatti trionfato Bryan Cranston per "Breaking Bad" (anche lui alla terza statuetta consecutiva), con buona pace di Hugh Laurie e Jon Hamm, Kyra Sedgwick per "The Closer" (dopo ben 5 nomination, anche se avrei preferito Julianna Margulies per il suo nuovo ruolo in "The Good Wife", nonostante ancora non abbia visto la serie), Aaron Paul sempre per "Breaking Bad" e Archie Panjabi per "The Good Wife", preferita alla sua 'collega' Christine Baranski.
Nella categoria Comedy arrivano le dolenti note: "Glee", forte di 19 nominations alla vigilia, ha portato a casa 'solamente' quattro premi, di cui due minori, vale a dire Best Sound Mixing per l'episodio "The Power of Madonna" e Best Guest Actor a Neil Patrick Harris, consegnati alcuni giorni prima della cerimonia.
Durante la premiazione effettiva, la serie di Ryan Murphy ha vinto nella categoria Miglior Attrice Non Protagonista, andato alla sublime Jane Lynch (premio stra-meritato per un personaggio unico già cult), e come Miglior Regia per l'episodio pilota, andato al creatore Murphy.
"Modern Family" è riuscita, come previsto, a rompere le uova nel paniere alla serie-musical che quest'anno ha avuto uno straordinario successo e che ha creato un incredibile fenomeno pop come non se ne vedevano da anni.
La preferenza data alla serie sulla famiglia alternativa (paradossalmente, una scelta piuttosto tradizionale) mi trova alquanto perplesso (per non dire infuriato!): per quanto possa essere divertente, non può certamente competere con la genialità di "Glee".
Sfortunatamente l'Academy non se n'è accorta (ma non è una novità: la prima stagione di "Desperate Housewives" fu snobbata a favore di "Tutti Amano Raymond"... e ho detto tutto!), e ha premiato anche il suo attore non protagonista Eric Stonestreet (uno dei componenti la coppia gay del telefilm) e la sceneggiatura.
Altro sfondone, per così dire: Edie Falco premiata come Miglior Attrice per "Nurse Jackie". Senza nulla togliere al talento della ex protagonista dei Soprano, il premio sarebbe dovuto andare a Lea Michele, bravissima ed impagabile Rachel Barry, personaggio ai limiti dell'odioso che non si può non amare. Probabilmente la giovane età ha giocato a sfavore (così come per Chris Colfer alias Kurt).
Miglior Attore Protagonista è stato incoronato prevedibilmente Jim Parsons per "The Big Bang Theory", in una categoria ben nutrita di inossidabili (Shalhoub, Carell, David, Baldwin, quest'ultimo vincitore già nel 2009 e nel 2008) e della nuova entrata Matthew Morrison, contento già per la nomination.
Tra i Reality, trionfa "Top Chef" a scapito (purtroppo) di "Project Runway", mentre Jon Stewart vince il settimo Emmy per il miglior programma di intrattenimento con il suo "The Daily Show".
La miniserie prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks, "The Pacific", ha vinto la statuetta nella sua categoria, mentre tra i film per la tv ha letteralmente trionfato "Temple Grandin", storia di una professoressa del Colorado affetta da autismo, interpretata da Claire Danes accanto a David Strathairn e a Julia Ormond (tutti e tre vincitori, insieme al regista).
Straordinario l'intro che ha visto Jimmy Fallon, conduttore della serata, esibirsi insieme al cast di Glee in un divertentissimo filmato d'apertura, in compagnia anche di Tina Fey, Jon Hamm, Jorge Garcia, Nina Dobrev e Randy Jackson.



Infine, una nota di stile: a parer mio, il miglior abito della serata è stato quello di Lea Michele in Oscar De La Renta, in un red carpet piuttosto povero di bei look (ma Tina Fey non riesce a vestirsi bene nemmeno per errore?).

domenica 29 agosto 2010

Any Which Way

Nuovo video per i (le) Scissor Sisters.
Genialata.


Desperate Wilhelmina


Prima foto promozionale per la nuova stagione di Desperate Housewives, la settima (mio dio), che si fa notare soprattutto per una new entry d'eccezione: nientepopodimeno che Vanessa Williams, alias l'ormai leggendaria Wilhelmina Slater di "Ugly Betty", show appena terminato dopo 4 anni.
Sorprendente la scelta di inserire l'attrice al centro della scena (nemmeno Nicollette Sheridan/Edie ebbe mai tale privilegio), sicuramente dettata dalla voglia di rinnovamento della serie (che negli ultimi 2 anni ha subìto oggettivi cali di popolarità e fattura, inevitabili dopo tante stagioni, nonostante il sottoscritto ancora la segua con entusiasmo) e anche dal fatto che, presumibilmente, la nuova arrivata a Wisteria Lane metterà in ombra le altre quattro casalinghe.

Personalmente trovo l'entrata in scena della Williams azzeccatissima: avendola adorata in "Ugly Betty", ne sentivo già la mancanza. Marc Cherry è stato molto furbo a volerla nel cast, il suo personaggio non sarà spietato (e stronzo) come la fantastica Wilhelmina, ma sicuramente non avrà paura a sfoderare gli artigli.
Si prevedono già scintille con il personaggio di Lynette ed un triangolo amoroso con un certo Brian Austin Green.

Vedere per credere.

venerdì 27 agosto 2010

Cosa Veggono Le Mie Fosche Pupille?



Dal meraviglioso romanzo di Paolo Giordano "La solitudine dei numeri primi" (divorato ed adorato), l'omonimo film diretto da Saverio Costanzo, in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, ci offre finalmente il primo agognato trailer.
Verrebbe da dire, potevate tenervelo!
Che cosa è questa roba?
Inizio in stile thriller e sottofondo musicale come in un episodio di Distretto di Polizia (senza offesa) già fuori tema (il tema, per chi non lo sapesse, sono le ferite dell'anima e della carne da cui scaturiscono i drammi esistenziali dei due protagonisti).
Si peggiora con la seconda parte, in cui parte inspiegabilmente "Bette Davis Eyes" di Kim Carnes (bella canzone, per carità) e il tutto ha una parvenza (orrore!) dei film di Moccia.

Infine, quanto saranno brutte ed esteticamente tristi quelle scritte in blu? Cosa sono, Word Art?
Per spezzare una lancia in favore dei realizzatori (prima di spezzare qualche gamba), qui chiaramente siamo di fronte ad un montaggio sbagliato, la scelta di produrre un trailer siffatto sarà scaturita sicuramente da una difficoltà intrinseca del soggetto: la difficile collocazione.
Chi ha amato il libro come me correrà a vedere il film, ma per tutti gli altri sarà più ostica la riconoscibilità tra un dramma, un thriller o una commedia generazionale (ed infatti l'odiosa scritta "Il libro che ha emozionato un'intera generazione" non aiuta).
Questo trailer complica le cose.
Attendiamo la visione completa del prodotto. Stiamo in campana.

Shrek 4: E Vissero Felici e Contenti

Crisi di mezz'età per Shrek, padre e marito a tempo pieno ed ormai "non più orco" libero di sguazzare nel fango e spaventare i villici con le sue scorribande.
La crisi qualitativa, se così si può dire, la fortunata saga dell'orco verde targata Dreamworks (il secondo film, il più redditizio dei quattro, nel 2004 incassò ben 919.838.758 $), l'aveva già attraversata col terzo, piuttosto fiacco, episodio.
Qui le cose si risollevano, piacevolmente: certo, non siamo ai livelli delle prime due pellicole, il sarcasmo e la forte carica dissacrante che rendevano autentici gioielli le avventure iniziali di Shrek sono un pallido ricordo, così come la comicità più sfrenata e pungente.
Aumentano altresì l'azione spettacolare ed un mix di gag goderecce ed i soliti riferimenti alla cultura pop (Ciuchino che intona canzoni famose, il Pifferaio Magico che ipnotizza le streghe con la break dance, i messaggi di Re Tremotino agli abitanti del regno in perfetto stile dittatorial-mediatico).
Riguardo a quest'ultimo, a tratti fastidioso, il nuovo villain non è certo al pari della Fata Madrina (insuperabile!), ma risulta viscido a sufficienza.
Per il resto, sempre interessante l'espediente narrativo del "What if...", giocato piuttosto efficacemente (anche se alquanto prevedibile e scontato) senza troppi cali di attenzione, grazie anche alle mitiche "spalle" Ciuchino e soprattutto al Gatto divenuto obeso.
In definitiva, un cartoon che scivola via leggero, senza troppe pretese, ma che avrebbe dovuto osare maggiormente per fare il botto e per chiudere in bellezza una tale quadrilogia, visto che l'orco verde ha decisamente rivoluzionato il genere d'animazione moderno.
Dispiace dirlo, ma forse si sarebbero dovuti fermare a due... E poi diciamocelo: la classe ed il cuore della Pixar (citofonare Toy Story 3, il più bel cartoon dell'anno) sono difficili da eguagliare.