Alcuni film segnano un'epoca, un periodo della vita, o più semplicemente fissano in poche, semplici scene un universo intero.
Tutte queste cose riusciva a fare, nel lontano 1982 uno Steven Spielberg non ancora all'apice del suo talento (sbiadito negli ultimi anni) con un piccolo extraterrestre.
Schiere di pseudo-successori e pretendenti al trono si sono avvicendati negli ultimi anni, con fortune alterne.
Stavolta la gallina dalle uova d'oro si spinge più in là e prende direttamente sotto la sua ala esperta (fin troppo ingombrante, dicono taluni) uno dei più interessanti fautori di quel mix "fantascienza-fenomeni paranormali-filosofia post-moderna" proprio grazie al quale Spielberg divenne ultrafamoso: J.J.Abrams.
Classe 1966 (perciò cresciuto dai film di papà Steven, qui appunto produttore), dal curriculum di tutto rispetto sia in tv che al cinema e costantemente atteso al varco sia dai suoi fans che dai detrattori (molti, pare) ad ogni sua nuova pellicola, dirige ciò che potremmo considerare un "E.T" del XXI secolo, ma solo per essere estremamente riduttivi.