
Non ci vuole nemmeno una vasta conoscenza dell'universo gaio (di cui non sono disponibili manuali né vademecum al momento, spiacenti) per rigirarsi sulla sedia e storcere il naso increduli mentre lui trova attraenti le tette della suddetta vice o si lascia andare all'irrefrenabile passione in aperta campagna, che in confronto i film di M.Night Shyamalan sono più credibili.
Tutto ciò, ovviamente, senza voler (ri)cadere nella polemica più assurda e senza senso di redenzioni, conversioni o ritorni vari sulla "retta via". Non è certo questo il caso né, almeno nella sfera intenzionale del regista, l'obiettivo: niente Povia, Di Tolve o devianze da curare quindi (ci mancherebbe altro, dirà qualcuno... beh in questo frangente italico non è così scontato!); nessuno può mai dire cosa potrebbe accadere nella vita sessuale/sentimentale/affettiva di qualcuno, quindi facciamo i superiori e accettiamo per un momento che possa anche essere plausibile la relazione "etero" che si consuma tra i due protagonisti (come può essere plausibile l'esistenza di una dimensione parallela dominata dalla Matrice, comunque).
Il fatto è che, cinematograficamente parlando, la seconda parte del film è finanche quella più debole e fiacca, si trascina su un triangolo da commedia anni '50 e stagna senza trovare, in apparenza, una via di fuga intelligente ed interessante. Salvo poi ritrovare le fila del discorso in corner e, abbozzando una sorta di "famiglia allargata", ribaltamenti di ruoli e "volemosi tutti bbbene", concludersi dignitosamente, ma anche piuttosto scontatamente (per inciso, Susie aveva indovinato che Adele rimaneva incinta alla prima mezz'ora del film, quando lei rivela che ha una possibilità su 4 milioni di avere un bambino).
Un finale che mette d'accordo tutti, in fondo: associazioni cattoliche, gruppi gay, donne, uomini, nani, ballerine, Di Pietro e Buttiglione, e l'intento furbesco di base si percepisce nell'intera operazione. Come Piero viene prontamente affiancato da un vice-sindaco donna conservatrice per fargli accaparrare i voti di tutti (non solo dei gay), così la pellicola è fatta per attrarre un largo pubblico (non solo gay), senza andare a scomodare troppo le coscienze. Ed è normale che tutto ciò faccia urlare, all'uscita dalla sala, la magica parolina: "PARACULO!".
Ciò che però fa la forza del film e non lo relega ad una commediola stereotipata di terza categoria sono essenzialmente due cose (oltre al cast): il tono brillante, che come già detto si perde un po' verso la fine, ed il punto di vista sostanzialmente libero da pregiudizi che avvolge la storia.
Mettere in crisi i propri valori, le convinzioni più radicate e le abitudini consolidate, persino la natura primordiale, non è facile, ed in questo la pellicola riesce, con una buona dose d'ironia, a far riflettere su quanto ognuno di noi ragioni per luoghi comuni e sia ancorato tutt'oggi a ridicoli cliché. Non che il regista si erga a diventare un chiarificatore di menti o chissà cosa, e di stereotipi se ne vedono comunque a iosa (su tutti: il braccio destro di Adele seguace di Sant'Agostino e De Gasperi, mentre quello di Piero che "ha fatto la sua tesi su Freddy Mercury, nonostante volesse farla su Mina").
Ma la leggerezza (positiva) ed il tono spensierato fanno sì che si goda piacevolmente di questa allegra divagazione che, in fondo, lancia un messaggio importante, anche se forse prosaico: seguire la propria indole, essere felici e non farsi guidare da preconcetti.
L'impegno di Piero nella causa gay ed il racconto sul suo percorso di scoperta ed accettazione della propria omosessualità, invece, sono trattati tutt'altro che banalmente, e con semplicità riescono a giungere forti e chiari, così come la rappresentazione della sua relazione con Remo.
Tutto ciò, ovviamente, senza voler (ri)cadere nella polemica più assurda e senza senso di redenzioni, conversioni o ritorni vari sulla "retta via". Non è certo questo il caso né, almeno nella sfera intenzionale del regista, l'obiettivo: niente Povia, Di Tolve o devianze da curare quindi (ci mancherebbe altro, dirà qualcuno... beh in questo frangente italico non è così scontato!); nessuno può mai dire cosa potrebbe accadere nella vita sessuale/sentimentale/affettiva di qualcuno, quindi facciamo i superiori e accettiamo per un momento che possa anche essere plausibile la relazione "etero" che si consuma tra i due protagonisti (come può essere plausibile l'esistenza di una dimensione parallela dominata dalla Matrice, comunque).
Il fatto è che, cinematograficamente parlando, la seconda parte del film è finanche quella più debole e fiacca, si trascina su un triangolo da commedia anni '50 e stagna senza trovare, in apparenza, una via di fuga intelligente ed interessante. Salvo poi ritrovare le fila del discorso in corner e, abbozzando una sorta di "famiglia allargata", ribaltamenti di ruoli e "volemosi tutti bbbene", concludersi dignitosamente, ma anche piuttosto scontatamente (per inciso, Susie aveva indovinato che Adele rimaneva incinta alla prima mezz'ora del film, quando lei rivela che ha una possibilità su 4 milioni di avere un bambino).
Un finale che mette d'accordo tutti, in fondo: associazioni cattoliche, gruppi gay, donne, uomini, nani, ballerine, Di Pietro e Buttiglione, e l'intento furbesco di base si percepisce nell'intera operazione. Come Piero viene prontamente affiancato da un vice-sindaco donna conservatrice per fargli accaparrare i voti di tutti (non solo dei gay), così la pellicola è fatta per attrarre un largo pubblico (non solo gay), senza andare a scomodare troppo le coscienze. Ed è normale che tutto ciò faccia urlare, all'uscita dalla sala, la magica parolina: "PARACULO!".
Ciò che però fa la forza del film e non lo relega ad una commediola stereotipata di terza categoria sono essenzialmente due cose (oltre al cast): il tono brillante, che come già detto si perde un po' verso la fine, ed il punto di vista sostanzialmente libero da pregiudizi che avvolge la storia.
Mettere in crisi i propri valori, le convinzioni più radicate e le abitudini consolidate, persino la natura primordiale, non è facile, ed in questo la pellicola riesce, con una buona dose d'ironia, a far riflettere su quanto ognuno di noi ragioni per luoghi comuni e sia ancorato tutt'oggi a ridicoli cliché. Non che il regista si erga a diventare un chiarificatore di menti o chissà cosa, e di stereotipi se ne vedono comunque a iosa (su tutti: il braccio destro di Adele seguace di Sant'Agostino e De Gasperi, mentre quello di Piero che "ha fatto la sua tesi su Freddy Mercury, nonostante volesse farla su Mina").
Ma la leggerezza (positiva) ed il tono spensierato fanno sì che si goda piacevolmente di questa allegra divagazione che, in fondo, lancia un messaggio importante, anche se forse prosaico: seguire la propria indole, essere felici e non farsi guidare da preconcetti.
L'impegno di Piero nella causa gay ed il racconto sul suo percorso di scoperta ed accettazione della propria omosessualità, invece, sono trattati tutt'altro che banalmente, e con semplicità riescono a giungere forti e chiari, così come la rappresentazione della sua relazione con Remo.
Sicuramente anche la scelta degli attori è a dir poco azzeccata: conferma per Luca Argentero, promosso a nuovo beniamino delle commedie "con cervello", a suo agio nei panni di gay impegnato (senza andare a scomodare Milk), leggermente sottotono in alcuni punti.
Eccezionale Claudia Gerini, strepitosa nel ruolo di tradizionalista bigotta che vive una focosa relazione sessuale per scoprirsi madre in un triangolo; l'attrice regala i momenti più divertenti del film ed indovina tutti i tempi comici (oseremmo dire una Verdone in gonnella), senza diventare una macchietta.
Grande prova anche per Filippo Nigro (purtroppo ancora troppo poco considerato, a parte Ozpetek), assolutamente credibile e persino commovente: la sua interpretazione di Remo, fedele ed innamorato compagno di vita di Piero da 14 anni, rende giustizia all'altra metà della coppia, quella "normale", onesta e completamente dedicata alla propria famiglia e agli affetti. La sua reazione alla confessione del tradimento di Piero è uno dei momenti più belli del film.
Plauso anche agli attori di contorno: Antonio Catania e Giuseppe Cederna, responsabili della campagna elettorale di Piero e Adele, e Francesco Pannofino, il sindaco di destra Galeazzo, un chiaro riferimento ai tanti sindaci leghisti e xenofobi del Nord Italia.
In effetti, soprattutto nella prima parte del film, la più riuscita, la satira politica e l'ironia sui vari partiti e schieramenti (il simbolo dell'Unione Democratica di Piero e Adele non può non richiamare quello del PD) la fanno da padroni, tracciando un quadro veritiero e pungente della situazione italiana, tra "centristi che predicano di famiglie e poi vanno a puttane", consigli comunali disertati ed inaugurazioni di muri per "proteggere" la città dalla criminalità, promettendone altri dieci, cento, mille.
Eccezionale Claudia Gerini, strepitosa nel ruolo di tradizionalista bigotta che vive una focosa relazione sessuale per scoprirsi madre in un triangolo; l'attrice regala i momenti più divertenti del film ed indovina tutti i tempi comici (oseremmo dire una Verdone in gonnella), senza diventare una macchietta.
Grande prova anche per Filippo Nigro (purtroppo ancora troppo poco considerato, a parte Ozpetek), assolutamente credibile e persino commovente: la sua interpretazione di Remo, fedele ed innamorato compagno di vita di Piero da 14 anni, rende giustizia all'altra metà della coppia, quella "normale", onesta e completamente dedicata alla propria famiglia e agli affetti. La sua reazione alla confessione del tradimento di Piero è uno dei momenti più belli del film.
Plauso anche agli attori di contorno: Antonio Catania e Giuseppe Cederna, responsabili della campagna elettorale di Piero e Adele, e Francesco Pannofino, il sindaco di destra Galeazzo, un chiaro riferimento ai tanti sindaci leghisti e xenofobi del Nord Italia.
In effetti, soprattutto nella prima parte del film, la più riuscita, la satira politica e l'ironia sui vari partiti e schieramenti (il simbolo dell'Unione Democratica di Piero e Adele non può non richiamare quello del PD) la fanno da padroni, tracciando un quadro veritiero e pungente della situazione italiana, tra "centristi che predicano di famiglie e poi vanno a puttane", consigli comunali disertati ed inaugurazioni di muri per "proteggere" la città dalla criminalità, promettendone altri dieci, cento, mille.